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Oldboy, la recensione. Spike Lee e la sua versione del cult sudcoreano

Creato il 04 dicembre 2013 da Oggialcinemanet @oggialcinema

 

Il giudizio di Federica De Masi

Summary:    

A dieci anni di distanza esce al cinema una nuova trasposizione di Oldboy per la regia di Spike Lee, che cerca di dare nuova connotazione alla storia di vendetta ed espiazione con un risultato insoddisfacente…

Nel 2004 ci fu un film che fece letteralmente impazzire tutti gli occidentali, addirittura un Quentin Tarantino presidente di giuria al Festival di Cannes che nel 2004 premiò questa pellicola con il Grand Prix speciale della giuria. E’ l’Oldboy del regista sudcoreano Park Chan Wook (che fu rinominato il Tarantino d’Oriente), una storia spiazzante, tratta dal manga omonimo di Garon Tsuchiya e Nobuaki Minegishi, crudele quanto rivelatrice; un film perfetto nell’estetica e nell’interpretazione, che porterà agli occhi di tutti i cinefili l’intera Trilogia della vendetta ad opera del medesimo autore (completano la terzina Mr. Vendetta e Lady Vendetta) che diventerà un vero cult.

Oldboy

Una scena tratta dal film Oldboy

La possibilità di girare un remake americano era nell’aria da anni (in realtà un’idea non nuova, infatti nel 2006 fu già girato Zinda, un pedissequo rifacimento non autorizzato di Bollywood) e l’incarico di riscrivere la sceneggiatura fu affidata a Mark Protosevich (autore dello script tra gli altri di Io sono leggenda), che ha leggermente modificato alcune componenti rispetto al film del 2003 riavvicinandosi al fumetto, introducendo un personaggio che nella pellicola di Park Chan-Wook non era presente (la preside della scuola), rivisitandone altri in chiave americana e soffermandosi di più sul momento dell’isolamento e sulle reazioni scatenate nel protagonista. A dirigere la tremenda storia del pubblicitario, alcolizzato, Joe Doucett, il protagonista che viene rinchiuso senza motivo in isolamento in una cella detentiva per 20 lunghi anni, scoprendo di esser accusato dell’omicidio della sua ex moglie e poi rilasciato per scoprire chi è stato a fargli tutto questo, è Spike Lee (Malcom X, Inside Man).

L’intenzione del regista afroamericano era quella di fare un passo indietro rispetto al film sudcoreano e riavvicinarsi alla storia originaria, ponendo l’accento sulla tematica più sociologica, quella legata alla condotta umana, che prima o poi rivela istinti animaleschi. Oldboy versione Lee risulta fiacco, deludente sia sul piano estetico che sul piano dell’intrattenimento. Se l’operazione voleva essere quella di recuperare un pubblico meno attento ai cult e rigirare in chiave americana un film osannato da molti si può dire non riuscita, perchè il paragone sarà sempre in atto e il lirismo del 2003 resta impresso durante la visione se non si offrono spunti potenti e scioccanti alternativi. L’unica nota positiva sta proprio nel tentativo di Spike Lee di allontanarsi dalla pellicola di Park Chan-Wook, offrendo un taglio classico da cinema americano – conservando alcune scene ormai entrate negli annali, come quella della lotta con martello al seguito – soffermandosi di più sulla linea thrilling che sul concetto di espiazione che passa dal corpo e dalla mente.

Lee forse doveva caricare il colpo e proporre una versione di Oldboy che spiazzasse tutti, anche il pubblico degli smaliziati, per far apprezzare almeno per il coraggio questa operazione cinematografica che sembra porsi sulla linea di quei remake girati esclusivamente per il traino che i film di partenza hanno. Le sequenze del film sono distanti le une con le altre, alcuni particolari che caratterizzano eccessivamente i personaggi fanno pensare sì ad un fumetto ma non legano con il resto della messa in scena, svogliata, lasciando perplessi.

Oldboy Sharlto Copley

Sharlto Copley in una scena del film Oldboy

Josh Brolin (Il Grinta), che interpreta il protagonista, ci prova ma non lascia il segno a causa di un volto non troppo espressivo; Sharlto Copley (District 9), lo straniero, è forse l’unico che cerca di trasferire un’interpretazione incisiva, anche se a tratti sopra le righe; Elizabeth Olsen (Red lights) fa bene i compiti e continua ad offrirsi come un volto promettente; Samuel L. Jackson (Django Unchained) passa quasi inosservato.

L’uscita nelle sale italiane di Oldboy è prevista per giovedì 5 dicembre.

Di Federica De Masi per Oggialcinema.net

 


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