Scritto da Gabriele Ciuffreda
Il vice-presidente del Cio John Coates considera le preparazioni alle Olimpiadi di Rio di Janeiro del 2016 “le peggiori mai viste in carriera”.
Il problema, continua il numero 2 del Comitato olimpico, è che “non sono esistiti piani B” per trovare un altro host.
La sentenza risulta assai dura, John Coates è nel giro del Comitato olimpico da 40 anni, e considera la situazione di Rio 2016 peggiore dei preparativi per Atene 2004, edizione dei giochi olimpici famosa per i suoi ritardi, i suoi debiti e i suoi problemi logistici nella fase di “allestimento”.
il 29 aprile, In un meeting a Sidney, il vice-presidente del Cio ha fatto notare ai delegati del comitato il non-avvio dei lavori in alcuni siti e il notevole ritardo nella costruzione di infrastrutture . Un altro problema messo in luce è stato quello dell’acqua: la potabilità in alcune aree risulta di dubbia qualità.
Critiche, quelle del Cio, giunte in un momento particolarmente delicato per il Brasile, già duramente criticato per i ritardi, le tempistiche sballate e le condizioni dei lavoratori nell’organizzazione dei Mondiali di calcio di quest’estate. Molti stadi, a un mese dall’inizio, hanno le sembianze di enormi cantieri, più che di arene del calcio
“Il Comitato olimpico ha predisposto una speciale task-force per cercare di accelerare i preparativi, e porre rimedio alla situazione. Ma la realtà è molto critica”, ha dichiarato Coates durante il meeting australiano.
Continua il vice-presidente: “Il Cio ha adottato politiche di partecipazione senza precedenti. Stiamo andando a Rio. Siamo molto preoccupati, non sono pronti in molti, molte cose. Questo è il nostro approccio, lavoreremo insieme”
I primi Giochi del continente sudamericano risultano dunque afflitti da dilazioni dei tempi, aumenti spropositati dei costi, cattiva comunicazione tra i diversi livelli del governo brasiliano e fra gli organizzatori. E le critiche delle diverse associazioni sportive internazionali non si sono fatte aspettare.
Fattori di disagio identici a quelli per i preparativi dei Campionati mondiali di calcio del 2014. I riflettori più abbaglianti, sono accessi in direzione della lotta alla criminalità e al “disboscamento” di favelas (e foreste vere e proprie). Con metodi discutibili, il più delle volte andando contro i principi alla salvaguardia dei diritti umani. Usando un eufemismo.
Da ultimo, le immagini degli “sfratti” di indigeni e cittadini meno abbienti hanno fatto molto clamore.
E dopo le rivolte scoppiate l’anno scorso nelle piazza brasiliane,contro le istituzioni, ma anche contro Mondiali e Olimpiadi, i quesiti sulle decisioni, prima della Fifa e poi del Cio dovrebbero essere rivalutate. L’Assegnazione nel giro di 2 anni, di due eventi di tale calibro mastodontico a un paese come il Brasile, sicuramente in crescita, ma con forti disagi sociali e politici, sembra stata cosa non proprio sensata.
Le critiche del Cio di quest’oggi appaiono, sì veritire e comprensibili, ma forse alquanto scontate e troppo postume. Il Brasile considerato, insieme a Cina, India e Russia, memebro del Brics, è vero ha presentato negli ultimi anni esplosioni del Pil e di sviluppo economico, nonché una crescita sostanziale della classe medio alta. E’ pur vero però, che parità di diritti, compensazione dei dislivelli sociali tra le classi, alti tassi di povertà e stupro all’ambiente sono stati sacrificati in nome dell “ordem e progresso! carioca. Lacune che sembrano vestire perfettamente tutti i 4 componenti del Brics.
I dubbi sulle reali possibilità che eventi mediali di questa portata, abbiamo benefici per tutti cittadini delle nazioni ospitanti (sopratutto in via di sviluppo) appaiono legittimi. Il guadagno, enorme, è sempre e sicuramente garantito all’oligarchia presente nello Stato, l’ultima manifestazione di Sochi, olimpiadi invernali del 2014 ne è un buon esempio. La speculazione sui costi: 54 miliardi di dollari spesi contro i 9 di Vancouver 2010 è solo un piccolo esempio delle ambiguità olimpiche della Russia.
Il buco economico delle Olimpiadi di Atene 2004 ha contribuito alla flagellazione dei cittadini greci. Per molti i giochi furono l’incipit del default economico, con debiti di decine decine di miliardi di euro.
Per non parlare della situazione dei lavoratori addetti alla costruzioni di strutture, impianti, arene, stadi, alberghi ect ect: Il contesto di Rio (e del Brasile) appare sempre più simile a quella di Sochi 2014 e di Pechino 2008, entrambe largamente criticate, con similitudini spiazzanti.
La domanda dunque sorge necessaria. Il Cio, dall’alto delle sue supreme conseguenze, non avrebbe potuto pensarci prima?