Oltre il tempo, incipit

Creato il 02 luglio 2014 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali
di Pietro Bondanini. Si tratta di un testo che mi tiene occupato da sempre e ora lo pubblico con la speranza che altri, conoscendolo, lo migliorino e lo condividano.
Lo ideai quando, studente alla Bocconi, fui allievo del Professor Giovanni Demaria. Da allora, ogni fatto  determinante in senso storico mi riconduce al grande Economista che fu nell’aver formulato le teorie sui Fatti entelechiani che generano eventi epocali e cambiamenti di epoca, e sui fattori di propagazione che sono i produttori di decisioni che, in relazione a tali fatti conducono le azioni degli uomini nel riassettare gli equilibri politici, culturali, sociali ed economici sconvolti da tali fatti.
Ahimè, tanti, pressati dalla persistenza di chi s’imbroda nelle ideologie di destra e di sinistra, credono ancora che la pace sociale si ottenga con la lotta di classe.

Persiste ancora, specie in Italia, l’idea che la lotta di classe sia utile per gestire il conflitto di interesse tra impresa e lavoro e per compensare in modo efficace gli squilibri sociali attraverso la ridistribuzione del reddito.
Al contrario, le ideologie ancora persistenti nel promettere libertà e giustizia si esauriscono in un gioco esiziale che trasforma, senza crescita di valori, ogni idea produttiva di benessere trascendente ed immanente, in profitto, ed ogni profitto, in denaro da spendere nei consumi. Nella nostra società sembra che non viva più il fare per il bene e per il bello, ma viga il solo principio che il denaro sia l’unica fonte dalla quale necessità e desideri possano essere soddisfatti.

Così la libertà è assimilata alla ricchezza, e la giustizia è intesa come uguaglianza che livella ogni stimolo per migliorare. Le teorie libertarie e sociali sinora condotte, seminano terrore tra chi subisce l’azione di politici pervicacemente ancorati all’idealismo, al materialismo e al nichilismo.
Don Abbondio si chiedeva chi fosse Carneade: così, ancora troppi non sanno ancora chi sia Giovanni Demaria. C’è qualche traccia del suo pensiero nell’azione dei nostri politici ancora abbarbicati alle teorie di Stuart Mill e di Keynes?
Prima Mario Monti e oggi anche Matteo Renzi frappongono nei loro discorsi la parola di Facilitatore:

“A Bologna l’ufficio facilitatore della prefettura per aiutare i cittadini,
“Tav, Rossi fa il ‘facilitatore’ tra Renzi e Ferrovie dello Stato”
“Le Monde: Gozi, facilitatore tra Italia e Francia”,
“Russo: Bene Boschi. Noi “facilitatori” riforma. Renzi distingua tra chi frena e chi lavora per migliorare testo (PD – Partito Democratico (Gruppo Senato))”.

Finalmente abbiamo chi ci aiuta nell’esercitare il nostro difficile dovere di cittadino. Un aiuto determinante nel suggerirci le vie più spedite per uscire dai meandri della burocrazia, soprattutto nell’assolvere ai nostri obblighi di contribuente. Il miracolo avverrà quando l’Agenzia delle entrate ci manderà precompilata la denuncia dei redditi.
Giovanni Demaria intendeva altro. Intendeva un facilitatore che conducesse il cittadino a gestire liberamente le opportunità che la vita gli offre, non quella di guidarlo nel mera finalità di sottrargli l’obbligo di fare qualcosa che riduce i costi e non crea valori. Infatti Demaria proponeva la parola “Propagatore” come fattore di produzione: non un onere per ridurre la dannosità, l’inefficacia delle leggi e l’inefficienza della burocrazia. Qualcuno mi accompagni nell’abbandonare questo orizzonte per dirigermi “Oltre il tempo”.

Featured image, clessidra di legno


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