L’attenzione per la parola non deve far perdere di vista che si scrive comunque una storia. Questo vuol dire che non è possibile mettere nero su bianco “solo” delle parole corrette ed efficaci.
È necessario che ci sia una storia. Non parlerei di “trama”: Stephen King afferma di non scrivere con in testa la trama. Non so se abbia cambiato idea. Di sicuro la trama mi comunica spesso l’idea di qualcosa costruito per incontrare il gusto dei lettori.
I film di James Bond continuano a riscuotere un grande successo, ma sappiamo bene come andrà a finire. Esatto, salverà il mondo, sventerà il grande complotto. Questo però deve essere reso arduo da una serie di inseguimenti, corpo a corpo, esplosioni, eccetera eccetera. È intrattenimento puro e semplice, ma anche da questi prodotti c’è da imparare qualcosa.
Tuttavia una storia è qualcosa di differente, o almeno dovrebbe esserlo, ammesso che si abbiano determinate ambizioni.
Non abbiamo alcun controllo sulla nostra vita anzi, sulla nostra giornata, e pretendiamo una “trama”? Meglio chiedere qualcosa in grado di sorprendere chi scrive come chi legge.
Come? Forse il buon Tolstoj aveva costruito il finale di Anna Karenina? Vale a dire: aveva chiaro sin dal principio che quella donna doveva morire in quella precisa maniera? Interessante questione.
Può darsi. Quindi crolla tutto il mio ragionamento.
Solo a un’occhiata superficiale.
Non conosco la genesi di quel romanzo, lo sviluppo nella testa dello scrittore russo. C’è un’evidente diversità tra un racconto e un romanzo, ma pure quest’ultimo deve contenere una buona dose di mistero. Quello che rende differente un’opera di intrattenimento da una di narrativa, è il mistero. E Anna Karenina ne contiene uno, come è stato rilevato da alcuni critici. Il vecchietto che si incontra all’inizio del romanzo, e al termine, in entrambi i casi nella stazione.
Che rappresenta? Forse il popolo russo, la sua autenticità, i valori genuini della gente semplice? Può darsi, ma questa pare una spiegazione superficiale. Quella è una figura che suggerisce come la stessa Anna Karenina abbia un segreto, che non viene svelato nemmeno da Tolstoj.
Perché forse lui stesso non lo conosce, né sa svelarlo, o forse nemmeno può. Ecco che allora un’opera che pare “intrattenere”, forse con un finale scontato, presenta un guizzo finale, che pochi colgono, e getta un’ombra che la spinge su un altro livello.
La storia ha forse bisogno di una trama, ma oltre alla parola efficace e alla trama, richiede altro.