Magazine Diario personale
L’uomo che ama trova una conchiglia sulla spiaggia. Quando la porta all’orecchio non sente né il mare né il vento né gli angeli, ma la sua stessa voce che canta: Ti amo. Non ha mai udito niente di così bello. Su un’altra spiaggia giacciono tutti gli uomini addormentati. Qualcuno cammina lentamente sulla spiaggia, li solleva uno per uno, se li porta all’orecchio e rimane in ascolto. In alcuni uomini-conchiglia sente un abbaiare di cani, in altri un lontano ruggire di tigri o colpi di martello, in altri ancora un pesante rombare di macchine. Ma in una conchiglia echeggia il grido di un pesce. E’ questo il suono dell’uomo che ama quando qualcuno se lo porta all’orecchio. Se i pianeti potessero amare uscirebbero dalle loro orbite e sarebbe il caos. La sopravvivenza dell’universo è garantita dal fatto che l’amore è impossibile. Anche l’uomo che ama ha il presentimento che l’amore sia fratello della morte. Ma questo non gli impedisce, lui prigioniero della sua orbita, di aprirsi una breccia fino alla cella del vicino, gridando di gioia: Sono libero!
da Il viaggiatore, Iperborea, Milano, 1991
Stig Dagerman, amato fratello nella scrittura, svedese, suicida nel 1954 a soli 31 anni, al culmine della fama e del successo. Oltre allo splendido libro di racconti Il viaggiatore, che caldamente consiglio, le sue opere tradotte in italiano sono lo scritto breve Il nostro bisogno di consolazione (Iperborea, 1991), il reportage sul dopoguerra Autunno tedesco (Il Quadrante, 1987) e i quasi introvabili romanzi Il serpente, L’isola dei condannati, Ragazzo bruciato e Pene di nozze. “Anarchico viscerale incapace di accontentarsi di verità ricevute”, dice di lui l’editore nella quarta di copertina, “Dagerman appartiene alla famiglia dei Kafka e dei Camus, dei ribelli alla condizione umana.”
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