«L’ho ucciso io, voglio costituirmi, avvocato mi accompagni in questura». Così Attilio Pascarella, il settantenne che venerdì sera ha ucciso il faccendiere Roberto Ceccarelli, si è rivolto all’avvocato Pietro Mirto Randazzo. L’uomo è arrivato nello studio legale alle 18 di sabato, in giacca, gli stessi abiti che portava al momento dell’omicidio. «Potrebbe essere un nonno qualunque e non dava l’impressione di vivere per strada, di essere senza casa – sottolinea il legale – Ho immediatamente concordato con lui sulla necessità di costituirsi. Mi ha raccontato tutto e poi via in questura». Il legale non dice di più. Molti i punti oscuri della vicenda, soprattutto sui legami fra Pascarella e Ceccarelli e sui quali l’omicida non ha ancora fatto piena luce negli interrogatori con il Pm Silvia Santucci.
Le notizie che arrivano da fonti sicure tracciano il quadro di un Pascarella strozzato da una situazione economica impossibile, con qualche precedente per gioco d’azzardo risalente a circa tre decadi fa, un uomo che ha visto una speranza di guadagno inaspettato nell’incontro con il Ceccarelli, avvenuto una sera in un locale. Primo punto non chiaro è se Pascarella vi sia stato portato in quel locale, se sia stato presentato all’imprenditore o se tutto è frutto del semplice, quanto improbabile caso. Attilio Pascarella sopravviveva con la pensione sociale, aveva avuto un negozio, un’uccelleria, andata male. Abitava alla Magliana, ma due mesi fa ha dovuto abbandonare l’abitazione: non aveva i soldi per l’affitto.
Da qui il peregrinare fra le abitazioni di amici, la strada e l’auto come rifugio notturno. Ma i guadagni grazie all’intesa fra lui e Roberto Ceccarelli? Attilio si era trasformato in amministratore di numerose società, si trovava in mano tantissimi libretti di assegni legati alle aziende che doveva amministrare e per questo compito doveva essere pagato. Gli hanno fatto pure aprire un conto alla sede centrale della Banca Nazionale del Lavoro. Ad un certo punto, quanto pattuito non arrivava più. Come amministratore di questo rosario di società doveva pure riscuotere. Il denaro entrava e usciva dai conti. A una sua ennesima richiesta di quanto doveva essergli versato, Pascarella s’è sentito accusare d’essere lui a dovere dei soldi. Da qui minacce anche fisiche che hanno creato tensioni e paure nel settantenne, accortosi d’essere entrato in un giro pericoloso.
Ma i soldi gli servivano, ormai viveva per strada. L’appuntamento con Ceccarelli a due passi dal bar Vanni, doveva servire a questo, risolvere una volta per tutte la situazione e Attilio c’è andato armato con una calibro 22. Anche questo è un punto oscuro della vicenda. Come ha fatto, lui, senza risorse, a procurarsi l’arma? Su questo è stato evasivo nel colloquio con il Pm. La paura di altre minacce fisiche l’ha comunque guidato e nel colloquio di venerdì sera con il faccendiere, tutto è sfuggito di mano, i due erano a un paio di metri di distanza, Attilio ha sparato. Non voleva uccidere, ma un corpo è rimasto a terra senza vita.
Giuseppe Grifeo
Fonte: Il Tempo
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