Nell'atto si legge, in particolare, che i Giudici ritengono, allo stato, Salvatore Parolisi l'unica persona che ha potuto commettere l'omicidio della moglie.
Gli elementi che confortano questa tesi sono i seguenti:
- Parolisi ha reso in più circostanze false dichiarazioni - smentite da numerosi testimoni e da numerosi elementi di prova - in merito a quanto è successo il 18 aprile;
- la relazione con l'ex - allieva Ludovica Perrone, stabile e continuativa, era diventata motivo di stress e grande turbamento per il caporal maggiore, anche a causa delle pressanti richieste di lasciare la moglie;
- Melania "umiliava" il marito, come è emerso da un'intercettazione ambientale di una telefonata avvenuta in data 11 maggio tra Salvatore e lo zio della donna Gennaro Rea, nella quale il primo racconta che "ogni giorno mi umiliava...stavi sempre una schifezza...me lo rinfacciava sempre...mi diceva sempre la stessa cosa...vergognati...fai schifo, fai schifo...";
- La separazione con la moglie - casalinga e con una bambina piccola - avrebbe causato molte difficoltà economiche a Parolisi, che ha uno stipendio da sottufficiale;
- Melania è stata uccisa da qualcuno con cui era in forte intimità, come dimostra il fatto che aveva pantaloni, collant e biancheria intima abbassate volontariamente - non sono stati rinvenuti strappi o sfilacciamenti -;
- l'assassino ha ucciso colpendo molte volte - e non con pochi colpi mirati - e lasciando Melania agonizzante senza preoccuparsi di constatare se era morta, per poi tornare e creare la messinscena per depistare le indagini. Secondo i Giudici questo significa che l'assassino - con elevata probabilità - non è un estraneo, ma qualcuno che conosceva bene la donna e che ha ucciso in preda ad un "raptus", scappando subito dopo perchè sconvolto da quanto era accaduto e successivamente, recuperata la lucidità, tornando sul luogo del delitto;
- sulla bocca di Melania sono state trovate tracce del DNA di Salvatore Parolisi. Questo elemento, a parere dei Giudici, porta a ritenere che vi sia stata intimità tra i due poco prima dell'omicidio. Nell'ordinanza si legge, in proposito, che "Il contatto da cui deriva tale presenza deve essere necessariamente fatto risalire a pochissimo prima della morte, poiché altrimenti atti quali il mangiare, il bere o anche il deglutire saliva avrebbero potuto far sparire quelle tacce".
Non resta che attendere gli sviluppi della vicenda, alla luce di ulteriori indagini, esami, accertamenti e del procedimento in Corte di Cassazione, a seguito del ricorso annunciato dagli avvocati difensori di Parolisi.
Roma, 24 agosto 2011 Avv. Daniela Conte
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Ordinanza del Tribunale del Riesame dell'Aquila depositata in data 23 agosto 2011