Nelle indagini sull'omicidio di Melania Rea spunta una nuova pista: sono stati trovati due scontrini in un cestino di rifiuti del Parco di Ripe di Civitella - nel teramano - dove è stato ritrovato il cadavere. Il primo scontrino porta la data del 18 aprile, il secondo quella del giorno successivo. Si pensa, dunque, che qualcuno sia tornato sul posto il giorno dopo aver lasciato il corpo della donna assassinata per mettere in atto una "messa in scena", forse con il laccio emostatico e la siringa.
Si fa, dunque, strada l'ipotesi che Melania avesse scoperto qualcosa che poteva sollevare un enorme scandalo - grazie ad un'amica -, fosse pronta a fare una denuncia o, comunque, a rivelare tutto almeno ai familiari, e sia stata uccisa perchè non ha voluto rinunciare al suo proposito.
Gli investogatori ritengono che il 18 aprile, giorno della scomparsa, la donna sia stata avvicinata da qualcuno che conosceva bene e di cui si fidava. Il delitto, quindi, non sarebbe stato premeditato, ma perpetrato a causa dell'intransigenza della donna.
Il Prof. Adriano Tagliabracci, docente di medicina legale che ha effettuato l'autopsia sul corpo di Melania, nella relazione inviata alla Procura di Teramo ha detto che la donna ha lottato per diversi minuti con l'assassino. "La vittima ha riportato numerose ferite su mani e braccia", si legge nella relazione; i tagli sarebbero stati 32, "Tutti non letali e inferti con una lama piuttosto corta incapace di arrivare in profondità". La morte sarebbe avvenuta per dissanguamento; il responso circa l'ora del decesso arriverà nei prossimi giorni.
Gli investigatori hanno dichiarato di non conoscere, al momento, il sesso e il numero delle persone che hanno ucciso Melania. L'impressione, tuttavia, è che in realtà i PM abbiano ricostruito il delitto e che si attendano gli accertamenti dei RIS per trarre le conclusioni definitive.
Roma, 29 aprile 2011 Avv. Daniela Conte
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