Gipi, dopo i successi italiani e internazionali dei suoi precedenti romanzi a fumetti, è stato su tutti i notiziari durante la presentazione alla Mostra del cinema di Venezia del suo primo film, L’ultimo Terrestre, ispirato ai racconti di Giacomo Monti, Coconino non ha perso giustamente l’occasione di riproporre alcune delle migliori prove dell’autore pisano. L’editore bolognese inaugura con questo volume (insieme a quello che raccoglie i 5 Allegri ragazzi morti di Davide Toffolo) una collana di libri economici dall’ampia foliazione che raccolgono il meglio dei propri successi editoriali.
Qui troviamo i racconti brevi di Esterno Notte, il graphic novel S. e il recente successo La mia vita disegnata male. Tre titoli che, in ordine cronologico, rappresentano l’evoluzione della cifra stilistica di Gianni Pacinotti, partendo dai suoi primi racconti fino alle “confessioni” di LMVDM.
In Esterno Notte Gipi miscela con un equilibrio unico elementi di esperienze personali con racconti di una provincia italiana tinta nero realismo e unisce,
con un filo sottile di velata autobiografia, crudi stralci di realtà a reminiscenze di ribellione adolescenziale.I racconti di goffa criminalità umanizzata e ridicolizzata si alternano a storie che mostrano frammenti di quella gioventù sgangherata vissuta tra Pisa e dintorni, che qui l’autore inizia a raccontare e continuerà a raccontare nelle opere successive.
E poi, dopo le pagine cupe dell’ultimo racconto di Esterno notte, ecco i colori di S.: quelle pennellate di colore che l’acqua diluisce sulla tavola e che sono ormai il segno distintivo della cifra artistica di Gipi. Una storia di ricordi, resi cupi dall’ombra della guerra. Un racconto in cui sono condensate le tematiche care a Gipi: l’infanzia, la guerra come metafora di condizione interiore (e non solo, visti i riferimenti alla seconda guerra mondiale) e la figura del padre.
Infine, La mia vita disegnata male, che ancora tratta della sua adolescenza, scapestrata ed esagerata, delle conseguenze che essa ha sul suo presente, sia fisiche che psicologiche. È il lavoro di maggior successo commerciale di Gipi, che tuttavia soffre di una certa verbosa staticità delle pagine. Certo, lo stile di Gipi non si fonda sulla ricerca del movimento e della successione delle immagini, ma in questa opera si traduce in una costruzione che rallenta se non addirittura ostacola la lettura.C’è però un altro aspetto di LMVDM che rappresenta invece un picco nella produzione di Gipi: qui più che mai l’autore fa una delle cose in cui riesce meglio e cioè lavorare in tutta spontaneità, finendo per valorizzare al massimo ciò che più di esaltante c’è nella sua scrittura,
e cioè la sua capacità sincera di scrivere nello stesso fluido modo in cui parla. La spontaneità di scrittura – e di pensiero – di Gipi è fenomenale. Se lo si è sentito parlare almeno una volta, o se si conosce il suo dialetto, non si può fare a meno leggere LMVDM intonandolo con la cadenza dell’autore, un po’ come vedere lui stesso raccontarlo.Praticamente inutile aggiungere a questo punto che l’Omnibus di Gipi è un volume essenziale, magari non per i fan più puri e di lunga data, che avranno già tutti i libri qui raccolti, ma rimane comunque un occasione pratica ed economica per approfondire o approcciare la lettura di un autore tra i migliori del panorama attuale italiano.
L’unica pecca del libro è l’impostazione grafica di copertina adottata per l’opera: davvero poco accattivante, poco moderna. Un aspetto ingiustamente sottovalutato.
Abbiamo parlato di:
Gipi Omnibus
Gipi
Coconino Press, 2011
368 pagine, cartonato, colore – 11,90€
ISBN: 9788876181276