L’omofobia in Italia è definita, etichettata, legittima una condizione pregiudizievole, individui anonimi privi di diritti e perseguitabili.
Un Paese in cui nel luglio del 2011, per la seconda volta la Camera ha fermato la legge contro l’omofobia. L’aula della Camera ha accolto le pregiudiziali di costituzionalità sul ddl contro l’omofobia, affossando così la proposta. La pregiudiziale presentata da Udc, Pdl e Lega è passata con 293 sì, 250 no e 21 astenuti. L’approvazione ‘affossa’ il disegno di legge che mirava a introdurre l’aggravante di omofobia nei reati penali, sostenuto con forza da Anna Paola Concia (Pd). Con Pdl, Lega ed ex Responsabili ha votato l’Udc, che aveva presentato una delle pregiudiziali. Mentre hanno votato contro gli altri partiti di opposizione (Pd, Idv, Fli e Api).
Vige il diniego dei normali diritti civili alle coppie gay, cosa che impedisce loro anche di avere una pensione di reversibilità oppure di andare a trovare il compagno o la compagna in carcere o in ospedale.
L’omofobia in Italia cresce. E nel 2011 segna un picco record. L’Unar, l’ufficio nazionale contro le discriminazioni razziali della presidenza del Consiglio, nella relazione di pochi giorni fa al Parlamento per la prima volta ha analizzato gli atti di violenza contro gay, lesbiche e trans. Con un primo dato allarmante. Fra le matrici della discriminazione l’orientamento sessuale sale al secondo posto dopo i motivi razziali con il 25 per cento dei casi. Un dato confermato dal Viminale, che dal 2010 ha attivato l’Oscad, l’Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori.
Eppure il Ministero della Salute, include: l’omosessualità ego distonica, il transessualismo ed il lesbismo ego distonico, nel sistema diagnostico delle malattie.
L’ICD9 è il sistema diagnostico delle malattie adottato in Italia e annovera l’omosessualità ego distonica e il transessualismo tra i “disturbi psichici”ed il alla categoria “disturbi nevrotici della personalità e altri disturbi psichici non psicotici” affiancata ignobilmente alla pedofilia.
Il modulo Icd9-cm, sull’elenco ufficiale delle patologie e dei traumatismi, contenuto nel decreto dal ministero della Salute ancora in vigore. Il ‘lesbismo egodistonico’ trovo posto a pagina 514, capitolo 302, paragrafo 0, ed è classificato come malattia per gli enti pubblici e per l’Inps, che sulla base di quegli elenchi certifica disabilità e invalidità, per Comuni e Regioni, ospedali e istituti di previdenza.
L’Organizzazione mondiale della sanità ha infatti cancellato l’omosessualità dall’elenco delle malattie nel 1993.
La presenza di quella patologia, ormai scomparsa da anni nell’elenco in vigore nella comunità internazionale era sfuggito perfino ai dirigenti ministeriali.
Un incredibile ritardo nell’adeguamento della modulistica italiana agli standard internazionali.
Eppure la lista è stata aggiornata nel 2007 dall’allora ministro del Pd Livia Turco e poi ratificata, senza correzioni, dal ministro del Pdl Ferruccio Fazio nel 2009. Ma non è bastato.
“Quell’elenco è la traduzione di un documento dell’Agenzia federale americana. Un elenco, in effetti, già decaduto e sostituito da anni a livello internazionale dal modello successivo, appunto “Icd10″, dove il riferimento al lesbismo non c’è più”.
L’Italia non si è ancora adeguata al nuovo testo.”Non sono ammesse modifiche parziali del decreto, solo l’adozione del nuovo elenco Icd10″, precisano al ministero. “Quindi bisognerà aspettare”.
“Francamente che un omosessuale o un transessuale possa chiedere un certificato di invalidità – spiega Paolo Patanè, presidente di Arcigay – è l’ultimo tra i problemi che vivono le persone lgbt in Italia, prive di qualsiasi diritto e tutela da omofobia e discriminazione. La mancanza di aggiornamento scientifico è comunque la sintesi perfetta dello stallo nel quale si trova il nostro Paese. E’ ora che il ministero intervenga con un doveroso aggiornamento della diagnostica dei medici. Nel caso non dovesse accadere, in massa, chiederemo invalidità e relativa pensione”.
Successivamente il Ministero della Salute ha emanato una nota, nel quale si specifica che la malattia non è l’omosessualità, ma l’egodistonia, cioè la non accettazione di se stessi. Spiegazione che dovrebbe indicare la presenza come malattia dell’egodistonia anche legata ad altri comportamenti compulsivi sia in campo alimentare (bulimia ed anoressia) sia in altri campi
“L’aggiornamento”, non è abbastanza. Chiediamo al Governo di riallinearsi agli altri paesi dell’Unione in cui l’unico tema reale è il concreto riconoscimento della parità dei diritti delle coppie dello stesso sesso e la tutela e prevenzione da omofobia e transfobia”.
Ennesima dimostrazione di quanto sia istituzionalizzata l’omofobia in Italia. Soprattutto se aggiungiamo a questo gli altri fatti citati.
Il ministero della Salute, però, precisa: «Non esiste alcuna classificazione come patologia di qualsivoglia orientamento sessuale: ogni affermazione in questo senso è totalmente infondata». Il codice 302.0 dell’International Classification of Diseases (ICD-9-CM), ovvero lo strumento internazionale utilizzato per la definizione delle diagnosi e dei traumatismi nei ricoveri (usato in Italia per le Schede di Dimissione Ospedaliera), spiega il dicastero, «riporta la definizione di “orientamento sessuale egodistonico”. L’orientamento sessuale egodistonico, secondo l’Oms, si ha quando l’identità di genere o la preferenza sessuale non è in dubbio, ma l’individuo desidererebbe che fosse diversa a causa di disordini psicologici e del comportamento associati. È quindi del tutto evidente che non esiste alcuna classificazione come patologia di qualsivoglia orientamento sessuale». Ed ancora: «Il Dipartimento della Salute del Governo americano ha predisposto l’adozione della nuova classificazione, denominata ICD-10-CM, che entrerà in vigore il 1/o ottobre 2013. L’iter italiano di aggiornamento, quindi, sta avvenendo secondo la tempistica ordinaria e senza alcun ritardo burocratico».
Personalmente penso che il tempo non possa lenire i disagi delle persone che subiscono discriminazioni, a cui i diritti naturali vengano negati.
Trovo offensivo dover ancora lottare per legittimare l’ovvietà dell’uguaglianza.
E’ un evidente carenza di sensibilità e rispetto per le scelte individuali, da parte del Ministero della Salute, un arretratezza che dovrà perdurare ancora per un anno e da cui l’inchiesta condotta dall’Espresso trae fondamento.
Fonti:
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/lesbiche-per-lo-stato-sono-malate/2178025
http://www.quotidianosanita.it/cronache/articolo.php?articolo_id=8330
http://247.libero.it/focus/21539954/42785/per-lo-stato-italiano-lesbiche-malate/
Scaricabile su : http://www.inps.it/bussola/visualizzadoc.aspx?iIDRassegna=17900&iDimRassegna=1281617&iIddalportale=6821