C’era una volta un libro che parlava di una famiglia.
Un libro con un padre e una madre. Cinque figli. Un orso ammaestrato, State O’Maine, acquistato dal padre a un anziano ebreo austriaco, di nome Freud. Un cane, di nome Dolore (nella traduzione italiana, in realtà Tristezza, ma Sorrow, invero sarebbe Dolore), che si crede un orso e soffre di flatulenza. Una moto con side car, con cui girare gli Stati Uniti, in cerca del luogo perfetto in cui far sorgere l’Hotel New Hampshire, un luogo dove ‘ognuno di noi può essere se stesso’.
Tra terroristi e prostitute, domatori e stupratori, frustrati e varie umanità, un libro a tratti irresistibilmente divertente, e poi, un pugno di pagine dopo, dolente e toccante.
Quando inizia ti aspetti un romanzo picaresco, e invece è una storia di amore e dolore, sofferenza e rovina.
Una storia all’inizio allegra e sognatrice, come i suoi protagonisti, che non si arrendono, che lottano con e nella vita, e anche quando rimangono brutalmente fregati, scrollano le spalle e ripartono. Alla ricerca di un nuovo Hotel new Hampshire.
Scrittore molto ‘cinematografico’, dai suoi libri sono stati tratti film anche di successo, su tutti ‘Il mondo secondo Garp’ e ‘Le regole della casa del sidro’.
A questa regola non fa eccezione ‘Hotel New Hampshire’ da cui nel 1984 è stato tratto un film, francamente dimenticabile, interpretato tra gli altri da Jodie Foster e Beau Bridges.
Questo post partecipa al venerdì del libro di homemademamma