« Cari amici,
ho avuto la fortuna di disegnare Charlie Brown e i suoi amici per quasi 50 anni. È stata la realizzazione di tutte le ambizioni della mia infanzia.
Sfortunatamente non sono più in grado di mantenere il ritmo di programmazione di una strip quotidiana. La mia famiglia non desidera che i Peanuts siano continuati da un altro perciò annuncio il mio ritiro.
In tutti questi anni sono stato riconoscente per la correttezza dei nostri editori e il meraviglioso sostegno e affetto espressomi dai fan del fumetto.
Charlie Brown, Snoopy, Linus, Lucy… Non potrò mai dimenticarli… »
Così, nella sua ultima strip, Charles Monroe Schulz si congeda dai suoi lettori.
Si è a lungo dibattuto se il fumetto possa considerarsi un genere letterario. Non ho le competenze, evidentemente, per appoggiare una tesi piuttosto che un’altra, ma senza dubbio il fumetto è una forma d’arte.
Ed è sbagliato pensare che la letteratura sia ‘cosa’ da adulti ed il fumetto ‘cosa’ da ragazzi. Nei grandi personaggi dei fumetti si può ravvisare lo stesso spessore che si incontra nei grandi personaggi dei romanzi.
E quindi, questo venerdì, per l’appuntamento che è ormai consuetudine col venerdì del libro si parla di Schulz e dei suoi Peanuts, le sue ‘noccioline’.
In Italia, vennero pubblicati con regolarità su Linus, una rivista voluta da Oreste del Buono, Elio Vittorini, Umberto Eco, dei referenti che, in un certo senso, quadrano il cerchio rispetto alla contiguità tra letteratura e fumetto.
Quei bambini, che si muovono in un mondo senza adulti, ma che delle nevrosi degli adulti sono specchio fedele, hanno accompagnato molti di noi, qualche volta inconsapevolmente.
Non c’è ‘un’ libro da consigliare, ma per pura passione personale segnalo ‘Il grande libro dei Peanuts. Le domenicali degli anni ’70′, ma davvero, mai come in questo caso, la scelta è amplissima e, spesso, equivalente.
Perchè i Peanuts siamo noi.
Chi, come Charlie Brown non ha mai avuto un complesso di inferiorità a prescindere e non ha mai avuto una ragazzina-dai-capelli-rossi, cui non riuscire a dichiarare il proprio amore? E chi, come lui, non ha trovato da qualche parte le risorse per giocare un’altra partita a baseball, o riprovare a far volare l’aquilone? Perchè i Charlie Brown di questo mondo, non si arrendono. Mai.
Chi non si è mai sentita come Piperita Patty? Una che sotto la scorza da dura, di quella che veste come capita, cerca rassicurazioni al suo essere femmina chiamando ‘Ciccio’ un perplessissimo Charlie Brown?
Ma soprattutto chi non è mai stata Lucy Van Pelt, almeno una volta? Bisbetica, sarcastica, cinica. Epperò ‘La felicità è un cucciolo caldo’, dirà in una botta di tenerezza abbracciando Snoopy, che usualmente scaccia. Vagamente sadica. Spaccia per consulenze psichiatriche risposte demolitorie, ma anche, profondamente adulte. Eppure anche lei, Lucy la dura, si struggerà d’amore per il pianista prodigio Schroeder. Che, per la legge del contrappasso, la ignorerà preferendole il suo amato pianoforte.
E poi il saggio Linus. Che attende ogni anno invano la visita del Grande Cocomero. Saggio e filosofo. Perchè ‘Felicità è un pollice e una coperta’.
E Snoopy, saggio bracchetto, che dorme sul tetto della sua cuccia. Pensa molto e prima o poi scriverà un romanzo, perchè, si sa, ‘Era una notte buia e tempestosa’.