Su One day, inteso come romanzo, mi ero già dilungata qui e non mi pare il caso di ripetermi. Anche perché il film fa di necessità virtù e, rendendo visive tutte le parti epistolari, perde l'approfondimento psicologico delle sottili motivazioni dei protagonisti, anche se la recitazione di Anne Hathaway rende benissimo le emozioni nascoste di Emma, innamorata per vent’anni di un tizio di cui si finge soltanto amica.
Delude invece la prestazione di Jim Sturgess, e mi duole dirlo visto che mi ci ero affezionata nello splendido Across the universe.
Però scusate, io l’avevo detto subito, appena si era saputo che Un giorno sarebbe stato portato sul grande schermo: erano due scelte sbagliate in partenza, sia lei che lui. Lei perché è americana e troppo raffinata per fare la parte della proletaria di Leeds; lui perché è un onesto proletario londinese troppo alla buona per interpretare il golden boy viziato dei quartieri alti.
Per due terzi della pellicola la povera Anne è costretta a imbruttirsi con abiti, occhialoni e pettinature improbabili, finché dal brutto anatroccolo emerge il cigno a tutti ben noto e finalmente anche quel cialtrone di Jim se ne accorge.
Aggiungerei che, vedendo il film, mi sono resa conto di una profonda verità: i farfalloni come Dexter si sistemano (“Si autopuniscono”, sostiene Claudia, che ha visto il film con me) solo con delle grandissime stronze prive di senso dell’umorismo come appunto la Sylvie della storia.
A parte ciò, e a parte le location incantevoli, Scozia e Francia, ridotte per ragioni di budget rispetto al libro (in cui comparivano anche un’isola greca e Roma), non c’è granché da aggiungere rispetto alla recensione del romanzo, cui rimando.
Andateci se avete voglia di una commedia sentimentale con ottimi dialoghi brillanti; e portatevi i fazzoletti, perché nell’ultimo quarto d’ora serviranno.