One flew over the Cuckoo's nest - Qualcuno volò sul nido del cuculo

Creato il 29 novembre 2011 da Robydick
1975, Milos Forman.
Ve lo presento, ammesso che al mondo ci sia qualcuno che non conosce questo film, con l'inizio della pagina wiki:
"Ha segnato la storia del cinema nella trattazione innovativa di un argomento molto delicato come il disagio relativo agli ospedali psichiatrici, denunciando in maniera drammatica il trattamento inumano cui sono sottoposti i pazienti ospitati nelle strutture ospedaliere statali, verso cui vige un atteggiamento discriminatorio alimentato dalla paura dell'aggressività dell'alienato mentale.
E' tratto dal romanzo omonimo di Ken Kesey, pubblicato nel 1962 e tradotto in italiano nel 1976 da Rizzoli Editore. L'autore scrisse il libro in seguito alla propria esperienza da volontario all'interno del Veterans Administration Hospital di Palo Alto, in California.
E' uno dei pochi film nella storia del cinema (insieme a "Accadde una notte" di Frank Capra e "Il silenzio degli innocenti" di Jonathan Demme) ad aver vinto tutti e cinque gli Oscar principali (miglior film, miglior regista, miglior attore, miglior attrice, migliore sceneggiatura non originale)."

Trama in formato indegno:
Randle Patrick McMurphy (Jack Nicholson) dovrebbe stare in prigione, ai lavori, ma in qualche modo riesce ad ottenere un internamento in manicomio. Ha una personalità vulcanica. Presto comprenderà che i "matti", quelli almeno con cui lui viene aggregato, non sono poi così matti, potrebbero fare molto di più che star lì internati a condurre vite ripetitive, a prendere farmaci, a fare noiose ed inutili sedute di gruppo. Lo scontro con Mildred Ratched (Louise Fletcher), l'arcigna infermiera responsabile del reparto, sarà inevitabile, e partirà con piccole schermaglie, per poi procurare al povero Randle prima un trattamento con elettroshock e poi... basta qua, ve l'ho detto, trama indegna, ma per chi ha visto il film è inutile procedere oltre, chi no invece se lo deve godere.

Godimento che non risparmia un solo secondo delle oltre 2 ore di film, qua siamo veramente nell'Olimpo degli Olimpi. Dalla prima all'ultima scena ci si dovrebbe fermare un attimo, vuoi per godere delle grandiose immagini, altre per la splendida colonna sonora composta da Jack Nitzsche, o per le "facce" espressive di Randle, ancora, per le battute e i dialoghi che sono dei distillati di significato mai difficile da comprendere, sempre diretti, chiari. Formidabile miscellanea di qualità filmiche, contenuti pregni ed espressi in modo assolutamente comprensibile e popolare, recitazioni leggendarie, in particolare sicuramente quelle di Jack Nicholson e di Louise Fletcher (oscar "per acclamazione" ad entrambi, e pensare che non furono nemmeno le prime scelte per le parti), ma anche quelle dei "picchiatelli" (così li chiamava Randle) sono da celebrare. Credo di averlo rivisto oggi per la decima volta e non mi stancherò mai di vederlo.



Film che nasce da un libro e un altro libro ci vorrebbe per spiegarlo pezzo a pezzo. Le altre volte che l'ho visto mi sono sempre, e comprensibilmente, fatto trasportare dalla vicenda e dalle interpretazioni dei due protagonisti, oltre che dalla figura di Bromden (Will Sampson), il "Grande Capo", l'indiano ciclopico, grande amico di Randle. Non mi posso biasimare per questo, ma stavolta mi concentro "solo" su 2 aspetti che voglio sottolineare.
Il primo è una contestualizzazione storica del film, perlomeno dalle nostre parti. E' del 1975. All'epoca in Italia c'erano i manicomi, ed erano molto simili a quello descritto nel film, nel migliore dei casi però. L'Ospedale Psichiatrico di Stato (State Mental Hospital) di Salem (Oregon) dove è stato girato il film era un resort a confronto dei nostri. Musica diffusa, campo di basket, aree ricreative, cose che nei nostri manicomi non erano consuete. Parlo a ragion veduta, miei parenti hanno a lungo lavorato nel manicomio che serviva la provincia di Salerno, il "Vittorio Emanuele II" di Nocera Inferiore (SA), poi diventato più semplicemente ospedale psichiatrico. Ero piccolo quando li sentivo raccontare aneddoti, episodi, o descrivere i reparti dove lavoravano e no, proprio non somigliava nemmeno alla lontana al set del film... Il manicomio cessò d'esistere (formalmente, richiese qualche anno l'attuazione completa) con l'entrata in vigore della famosa Legge 180 o "Legge Basaglia", della quale il grande psichiatra e neurologo italiano Franco Basaglia fu illuminato ispiratore.
La Legge 180 è del 1978. Il film uscì 3 anni prima. Il libro invece è del 1962 ma in Italia uscì sull'onda del grandioso successo del film, nel 1976, quindi ancora 2 anni prima della legge. Quale esperienza sconvolgente fu la visione di "Qualcuno volò sul nido del cuculo" qui da noi, o la lettura del libro? Io ero piccolo, e ne sentivo parlare del film, figurarsi. Fu una spinta quest'opera, sia film che libro, all'avvento della legge che abolì i manicomi? Ipotesi affascinante che non mi sento di escludere. Non mi risulta venne mai nominato in alcun dibattimento per la promulgazione, ma una cosa è sicura: questo film colpì il mondo della "psichiatria tradizionale" come un meteorite preistorico la terra, e spazzò via i brontosauri come i t-rex della scienza in questione senza troppi giri di parole. Potenti inibitori, elettroshock, lobotomie, sono ora dei tristi ricordi. Ritengo sia importantissimo capire il valore di un film che ha denunciato qualcosa con grande forza essendo coevo alla situazione e non a posteriori. E' più facile farlo a distanza di molti anni, quando l'opinione pubblica s'è evoluta. Se venisse fatto oggi, "Qualcuno volò sul nido del cuculo" resterebbe un grande film ma non avrebbe lo stesso valore, e poi... dove lo vai a trovare un Randle Patrick McMurphy come Jack Nicholson? Impossibile pensare a un remake di un film del genere, impossibile fare più di quanto s'è fatto.


Il secondo aspetto è la scrupolosa attenzione ad ogni singolo "picchiatello" che questo film, in primis il regista, ha riservato. Non c'è trucco né inganno, solo studio e qualche spettinatura ad arte, per il resto è recitazione, vera, di persone che hanno messo se stesse al servizio del film, veramente difficilissime. Tra di loro, ancora giovani, ci sono Brad Dourif, Christopher Lloyd, Denny DeVito. Non c'è alcunché di caricaturale in loro, s'è ottenuto un grande realismo curando gesti, espressioni, manie ripetitive, tic, visitando e frequentando luoghi e persone da rappresentare. E' questa Impronta Morale che ci rimane potente alla fine. Chiaro che Randle e Bromden, con quel che poi accadrà nel finale, saranno le immagini più persistenti nella nostra memoria ma, inconsciamente forse, assimiliamo la tollerabilità dei picchiatelli grazie al fatto che tutti, uno ad uno, verranno mostrati, valorizzati, descritti. Di ognuno di loro percepiremo un'evoluzione che la scheggia impazzita Randle ha provocato. Nessuno guarirà, sia chiaro, semplicemente acquisirà una consapevolezza diversa della propria malattia e di sé. Memorabili i momenti in cui, mantenendo le stesse gestualità e modi di esprimersi, alcuni di loro faranno valere propri diritti, cercheranno di "replicare" alla dispotica situazione che subiscono. Pochissimi i film così precisi nei personaggi secondari, che quindi secondari cessano d'essere e anzi, in ultima analisi, e anche per le considerazioni fatte prima sulla Legge 180, sono i "veri protagonisti" del film.


Altri trivia assortiti, sempre grazie a wiki:
  • Kirk Douglas aveva inizialmente destinato a se stesso il ruolo del personaggio protagonista fin da quando acquistò i diritti per la produzione del film. Suo figlio Michael, dopo che il padre gli ebbe ceduto la produzione, decise che Kirk era troppo vecchio per quella parte. Il ruolo di McMurphy venne inizialmente offerto a James Caan, che rifiutò. Si pensò anche a Marlon Brando e a Gene Hackman, prima di assegnare definitivamente la parte a Jack Nicholson.
  • Il ruolo della protagonista femminile venne rifiutato da cinque attrici (Anne Bancroft, Colleen Dewhurst, Geraldine Page, Ellen Burstyn e Angela Lansbury) finché Louise Fletcher l'accettò appena una settimana prima dell'inizio delle riprese.
  • Ellen Burstyn rifiutò il ruolo poiché all'epoca doveva prendersi cura del marito malato mentalmente. Il ruolo, cucito per la Burstyn, ha portato gli inesperti a confondersi con le due attrici (Fletcher e Burstyn) tanto da elogiare in prima persona Ellen Burstyn per una parte appunto non interpretata. La stessa Fletcher dichiarò che fece del suo meglio in uno dei ruoli di Ellen Burstyn, tuttavia la Fletcher riuscì magnificamente nella prova recitativa.
  • La pellicola ha continuato a vincere un totale di ventotto premi.
  • Attualmente, la pellicola è considerata come uno dei migliori film americani ed è al 33º posto sulla lista dell'American Film Institute; l'infermiera Ratched è al 5º posto sulla lista dei 50 grandi cattivi e il film si pone al 8º posto nell'Internet Movie Database.
  • Dal 1975 al 1987, per dodici anni, la pellicola è stata proiettata nei cinematografi svedesi, ottenendo un ulteriore record.
  • Malgrado il film sia per la maggior parte svolto nel dormitorio/soggiorno di un reparto psichiatrico, vengono dibattuti temi universali e fondamentali della vita, come la contestazione, i diritti dell'individuo, la violenza sessuale sui minori, i Nativi Americani, le intolleranze etnico culturali, la letteratura americana, il disagio psichico, la follia, l'handicap e la malattia mentale in rapporto con la società.
  • La gita di pesca nella Baia Depoe (Oregon), è stata aggiunta alla fine e inserita a metà, forse per interrompere la ripetitività della descrizione delle sedute di psicoterapia di gruppo...
  • Molti critici hanno visto nel romanzo da cui è stato tratto il film una metafora della vita che anticipa il 1968, l'anno della contestazione giovanile. Il Signor McMurphy e la Signora Ratched sarebbero le due facce della stessa medaglia, come McMurphy rappresenta lo scontro violento contro l'autorità, così Ratched rappresenta quell'autorità al potere che non si può scalzare.
Letto che roba? I "grassetti" ai trivia li ho messi a mio gusto...
E' un film drammatico, molto. Con quella musica che l'accompagna difficile contenere i magoni e in quel finale vorresti gridare tra il proditorio e il liberatorio!, ma strappa ben più di un sorriso ed anche alcune risate. La partita di basket, la "fuga" col pulmann e la successiva battuta di pesca in mare, la festa nel finale con tutti ubriachi, per fare qualche esempio. Altro punto a favore, dimostrazione di capacità e intelligenza, per cui ho messo anche il tag "commedia", lo considero una forma di riconoscenza.
Buona visione, e ri-visione, e ri-visione, e... cerchiamo anche noi, nelle nostre vite personali, di sputare da qualche parte le "pillole" che ci fanno ingoiare senza che ce ne accorgiamo.
Robydick
P.S.:
E' più di un semplice credit ringraziare Napoleone che poco tempo fa ha sollecitato, nei commenti a un'altra rece, la visione di questo film. Sono sicuro che arriveranno da lui "compendiosi" commenti.













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