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"On solid ground, I feel myself sinking fast
I grab a hold but I don't think it's gonna last
I'm slowly losing my ground, slowly sinking down
Trapped by this thing called love"
Bellissimi, permanentemente giovani, irresistibili e parecchio letali: Edward e Bella ce l'hanno messa davvero tutta per riuscire a compromettere per sempre il mito del vampiro che il Conte Dracula e i suoi illustri parenti avevano limato e costruito, ma il cinema sembra non voler neppure considerare la possibilità di lasciar riposare in pace suoi predatori più insonni e affascinanti.
Come prevedibile, anche se trascinato dall'onda del successo che i succhiasangue hanno conosciuto negli ultimi anni, l'approccio di Jim Jarmusch alla figura del vampiro è quanto di più lontano ci possa essere dai languidi incubi adolescenziali di Stephenie Meyer e compagni: presentato al Festival di Cannes 2013, Only Lovers Left Alive ( in Italia "solo gli amanti sopravvivono") restituisce dignità al genere grazie a un approccio sofisticato, che elegge le creature dai canini ben nascosti e la pelle d'alabastro a testimoni degli ultimi bagliori di una civiltà condannatasi all'autodistruzione.
Contro ogni romantica tradizione, nessun ostacolo potrebbe funestare la coppia formata dai vampiri Adam e Eve, uniti da un matrimonio secolare che ha fatto della distanza, diluita lungo una linea temporale infinita e per questo serenamente tollerabile, il suo vero sostegno: esteti dall'anima antica, fra Tangeri e Detroit i due hanno costruito un tempio dove nutrire le rispettive passioni, contemplando la bellezza che i grandi del passato hanno lasciato a un mondo senza gratitudine.
Mentre Eve ha trovato la pace nel culto dei capolavori letterari che custodisce gelosamente in un appartamento della città marocchina, musica e scienza non sembrano più sufficienti a riempire l'esistenza di Adam, avvelenato dalla tossicità di una Detroit il cui decadimento avanza con tale violenza da fargli accarezzare l'opportunità del suicidio: sarà l'amore, non tanto quello che li lega l'uno all'altra quanto quello per l'uomo e il suo straordinario mistero, a salvare entrambi da una morte fisica e spirituale.
123 minuti di durata non sono pochi e la mancanza di una vera trama che spinga il racconto oltre la mera contemplazione della sua stessa ricchezza visiva si fa sentire, ma Only Lovers Left Alive possiede un'eleganza e una raffinatezza dinanzi alle quali è difficile restare indifferenti: alle anime erranti di Adam e Eve, creature primordiali costrette a restare nell'ombra e a confrontarsi con secoli di storia e disillusione, Jarmusch affida un'opera in cui a trasparire da ogni singola inquadratura è la grazia di un'umanità fragile, pronta a combattere la paura della fine lasciando testimonianze immortali del suo passaggio sulla Terra.
Ad un'epoca che ha trasformato in zombie indigesti la maggior parte dei suoi figli i nostri vampiri rispondono fuggendo nel mito dell'Età dell'Oro, reso ancora più glorioso e indimenticabile dal flusso dell'eternità: si accarezzano le pagine dei libri più amati, ci si abbandona alla vertigine di una canzone perfetta e si cerca conforto in una galleria di personaggi illustri, che dalla parete assiste impotente all'oscurantismo di un presente vuoto.
Nelle magnetiche interpretazioni di Tom Hiddleston e Tilda Swinton ( per quanto ottimi e azzeccati, quelli di John Hurt e Mia Wasikowska sono per lo più dei camei) Only Lovers Left Alive è una ballata ondivaga e malinconica che si rifiuta di perdere la speranza che ci sia ancora qualcosa di puro da assaporare nella pozza di squallore che tenta di annegarci: una preziosa goccia di immortalità, lontana dalla corruzione di Detroit e nascosta sotto la luna di una torrida notte Tangerina, là dove il calore dell'abbraccio di due amanti allontana il ricordo dei teatri trasformati in parcheggi facendolo sembrare soltanto un brutto e tristissimo incubo.
Note:
La cosa più bella di Only Lovers Left Alive è stata trovare Jane Austen sulla parete dei grandi: Grazie Adam, GRAZIE.
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