Lo scorso 22 maggio, in occasione dell’Assemblea Straordinaria dell’Associazione Building Smart Italia, il capitolo italiano dell’Associazione mondiale che definisce gli standard per l’OpenBIM, che ha provveduto all’approvazione del nuovo Statuto, è stato eletto il nuovo Consiglio Direttivo composto da:
- Lorenzo Bellicini, del CRESME
- Luigi Cesca, di Cimolai
- Angelo Ciribini, dell’Università di Brescia
- Luca Ferrari, di Harpaceas
- Marco Perazzi, di UNICMI
- Federico Sablone, di Italferr
Ricordiamo che Building Smart Italia è presieduto di diritto da Stefano Della Torre, essendo il direttore pro-tempore del dipartimento ABC del Politecnico di Milano presso il quale, più di dieci anni fa prese vita l’Associazione.
Sicuramente il nuovo Consiglio, che resterà in carica tre anni, può dirsi rappresentativo di molte delle componenti della “filiera” delle Costruzioni che, nei diversi ambiti operativi, sono coinvolte dalla rivoluzione BIM.
Nella successiva riunione del Consiglio Direttivo sono poi state così attribuite le cariche sociali: la vice presidenza è stata assegnata all’ing. Luca Ferrari, l’ing. Marco Perazzi è stato designato tesoriere mentre il prof. Angelo Ciribini è stato incaricato della direzione tecnica e dei rapporti internazionali.
Tra gli obiettivi principali di Building Smart Italia vi è quello di porsi, analogamente a quanto fatto da altri Capitoli nazionali (ad esempio in Gran Bretagna, Francia, Germania e Paesi scandinavi, solo per limitarsi all’Europa) quale interlocutore privilegiato per il Governo per l’adozione di politiche che favoriscano la diffusione del BIM anche in Italia superando in questo modo l’attuale ritardo culturale e operativo.
L’impiego diffuso del BIM consentirebbe infatti da un lato di ridurre in maniera significativa i costi di costruzione e gestione di fabbricati e infrastrutture – garantendo tra l’altro una maggiore trasparenza negli appalti pubblici (e tutti sanno quanto ce ne sarebbe bisogno nel nostro Paese!) – e dall’altro favorirebbe la maggior competitività sui mercati esteri da parte dei soggetti che, stante l’asfittico mercato domestico, stanno sempre più orientando il loro business in quella direzione.