Operazione Crimiso. Intercettazione in carcere, giudice sotto tutela
Il giudice per le indagini preliminari Giangaspare Camerini è stato posto sotto tutela per una conversazione intercettata in carcere tra alcuni presunti mafiosi della cosca di Alcamo e Castellammare del Golfo. L’intercettazione non è chiarissima e il senso non è unico ma la preoccupazione è forte. Nella conversazione tra un detenuto e un suo familiare si ricorda che “se il giudice si assentasse il giorno in cui dovrà decidere se rinviare a giudizio gli imputati, gli arrestati tornerebbero liberi”.
Secondo quanto emerso, i due interlocutori facevano inoltre riferimento alla possibilità di un incidente o di qualche evento che potrebbe impedire al giudice Camerini di andare in udienza. Per evitare pericoli, il Comitato per l’Ordine e la Sicurezza ha quindi disposto l’assegnazione di una blindata e di una protezione per il giudice. Sull’episodio ora indaga la Squadra Mobile di Trapani che assieme alla sezione Criminalità Organizzata e ai commissariati di Alcamo e Castellammare, aveva condotto l’inchiesta sulla cosca alcamese. Si tratta dell’operazione Crimiso.
Tra le accuse contestate, associazione mafiosa, incendio, minacce, estorsione, violazione della sorveglianza speciale. L’inchiesta è coordinata dai pm della Dda di Palermo Carlo Marzella, Pierangelo Padova e Paolo Guido e dal procuratore aggiunto Teresa Principato. Il Gup Camerini, titolare di processi di mafia, aveva chiuso nel gennaio scorso un procedimento contro la mafia di Pagliarelli riguardante gli uomini di Gianni Nicchi. Nelle scorse settimane un altro allarme era venuto fuori sempre grazie alla intercettazioni in carcere: il pm Francesco Del Bene era finito al centro di conversazioni tra uomini della Noce. Stesso discorso per il pm Nino Di Matteo, oggetto di ripetute lettere anonime con minacce.
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