I bambini dietro le quinte colorano, giocano con le macchinine tra addetti ai lavori che vanno avanti e indietro, spartiti, custodie di violoncelli e qualche cappotto messo in disordine. Non sembrano preoccupati, anzi, in quell’asilo atipico attendono l’applauso finale, quello che sancisce il momento di tornare a casa. Le loro mamme sono sul palco dell’auditorium. Tutte insieme formano l’Orchestra Femminile Italiana. Al completo sono trenta donne ed un solo uomo, il direttore d’orchestra, Roberto Giuffré: “Ormai siamo una grande famiglia”, racconta, “ci conosciamo anche al di fuori della musica e spesso quando i mariti non possono badare ai piccoli – molte concertiste sono sposate con altri musicisti – restano dietro le quinte a disegnare o giocare, in attesa che finiscano lo spettacolo o le prove”. È il bello di lavorare con tutte donne. In Romania e Bulgaria non è raro vedere formazioni da camera o orchestre “in rosa”, sia perché la musica classica è più incentivata, sia perché evidentemente le donne hanno trovato un ambito favorevole in cui esprimersi. Così il maestro Giuffré ha deciso di “esportare” l’idea, creando, nel 2006, un’orchestra tutta femminile: “Alla base c’era anche la volontà di unire le culture musicali del mondo, chiamando musiciste di ogni nazionalità”. Ci sono romene, albanesi, giapponesi, italiane. Qualcuna arriva dalla Serbia o dalla Croazia, come dalla Polonia. Sebbene provino stabilmente a Milano (vivono tutte nel “triangolo” tra la Lombardia, Genova e Torino), sono state “adottate” da Casale Monferrato, dove si sono esibite per la prima volta. Quel debutto monferrino, alla fine, ha portato loro bene: “Purtroppo i tagli statali alla cultura ci hanno costretto a ridurre l’attività concertistica, ma le soddisfazioni non sono mancate”. Ospiti a Radio Rai o nei teatri del Nord Italia a proporre un vasto repertorio classico (dalla musica barocca a quella di inizio ‘900), l’Orchestra Femminile non piace solo perché è inusuale veder tutte donne sul palco, ma anche per quella dolcezza di esecuzione che contraddistingue loro. Gentil sesso anche nella musica, insomma? “Sono più leggere nelle esecuzioni, ma quando c’è bisogno di tirare fuori la grinta, sanno esprimersi al meglio”, conferma Giuffré, orgoglioso delle “sue” donne. Anche se l’età, per cavalleria, non si chiede, il maestro si sbilancia: “Dai trenta in su”.
Certo, capita durante le prove di ascoltare involontariamente conversazioni tipicamente femminili o sfoghi sui problemi domestici, i figli, il doppio lavoro di mamma-artista. “Sono le particolarità dell’orchestra femminile, quelle che la rendono unica”.
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