Durante il terzo anno di liceo, avevo una professoressa di inglese inadatta alla professione. Poraccia, eravamo una classe al 90% femminile profondamente incattivita e impietosa che la metteva duramente alla prova. Io, che in inglese immodestamente me la cavavo molto bene, avevo il ruolo ufficiale di metterla in difficoltà con domande inutili e cavillose, di quelle che solo le grammar nazi di liceo classico possono partorire. “Prof, sarebbe così gentile da riepilogarci la consecutio temporum anglosassone?” ed erano occhi vuoti, balbettii e tic nervosi. “Prof, scusi, come si traduce in inglese l’espressione dare la precedenza ai pedoni”? E lei simulava un attacco di tosse per cui usciva e se ne stava in corridoio fino alla fine dell’ora.
Un giorno, mentre tentava affannosamente di spiegarci Shakespeare, ci chiese la differenza tra ironia e sarcasmo. In un tasso di disattenzione che rasentava il 100%, incrociò disgraziatamente i miei occhi e mi incalzò: “Dunque, qual è?”
Io la guardai e dissi, grattandomi il mento con aria ispirata “Scusi, con tutta la gente che c’è in classe perché chiede a me la differenza tra ironia e ORGASMO?”. Mi piace immaginare il mio cervello diciassettenne come una balera dove i paradigmi greci improvvisavano quadriglie con milioni di estrogeni esagitati, mentre tantissime molecole di tetraidrocannabinolo stavano a guardare battendo il ritmo di “Rastaman Vibrations”.
In quel momento tutti si girarono verso di me che assolutamente pacifica avevo già riabbassato gli occhi, si misero a ridere fragorosamente compresa la prof che iniziò a prendermi per il culo dicendomi: “Ah che bel lapsus. Sai cosa ti direbbe un americano?Dude, get your head out of the gutter, ecco cosa direbbe.” Poveraccia, si prese la sua piccola soddisfazione.
Ho approfondito, comunque. L’ironia è un’affermazione con la quale si vuole intendere il contrario di quanto letteralmente espresso, con la funzione di sdrammatizzare, prendere le distanze da una situazione difficile, divertire. La sua forma più alta è l’autoironia, la capacità di far ridere di se stessi. Quando l’ironia si carica di amarezza, sprezzo, intenti denigratori, si tramuta in sarcasmo e diviene un’arma per ferire deliberatamente il prossimo.
In pratica, l’ironia è femmina, il sarcasmo è maschio.