Il neo ministro per i Beni culturali, Lorenzo Ornaghi, ha scelto la “sua” Milano per la prima uscita pubblica nelle vesti di esponente dell’esecutivo guidato da Mario Monti.
Per l’occasione ha optato per un’iniziativa che collega la sua formazione, il suo recente passato e la nuova sfida che lo aspetta. L’ex rettore della Cattolica, infatti, ha visitato stamani una mostra organizzata dalla Curia ambrosiana dedicata al nuovo Evangelario, un progetto fortemente voluto dall’ex arcivescovo Dionigi Tettamanzi, quale lascito dopo il suo impegno pastorale nel capoluogo lombardo.
Un’ora dedicata all’osservazione delle opere di artisti contemporanei, esposte a Palazzo Reale, che hanno illustrato alcuni passi dell’Evangelario ambrosiano.
Ma Ornaghi non si è lasciato sfuggire neanche una parola su quali potranno essere i suoi primi passi da ministro, trincerandosi dietro la necessità ”prima di studiare e capire” e dietro a un carattere che lui stesso ha definito ”cocciuto e taciturno”.
Così alle domande sulla Pinacoteca di Brera, ha risposto assicurando che la visiterà presto, ma sul progetto di Grande Brera non si è scomposto. ”Se si vuole lavorare bene prima bisogna capire”, ha sostenuto. Stessa linea sui tagli alla cultura. ”Prima devo studiare”. ”Un milanese, o meglio un monzese, che non parta da Milano” nella sua attività ”sarebbe complicato da capire”, ha spiegato al suo arrivo. ”C’è un’attenzione alla Grande Milano – ha aggiunto – e credo che tutto stia portando in questa direzione”.
Quindi, Ornaghi ha voluto esprimere parole di moderato ottimismo sulla situazione italiana, sottolineando la volontà di comunicare ”l’importanza di sperare e sperare in maniera ragionata, in mezzo a tante difficoltà, la convinzione che non solo dobbiamo, ma possiamo farcela”.
Poi, la visita alla mostra ‘La bellezza nella Parola’, accompagnato dai curatori, dall’arciprete del Duomo monsignor Luigi Manganini, dall’assessore comunale alla Cultura Stefano Boeri, a cui poi si sono aggiunti anche il sindaco Giuliano Pisapia e alcuni assessori. Le ultime frasi sono state per la mostra.
”C’è un impressione di stupore che si unisce a un senso di meraviglia per le opere che si possono ammirare”. Ma un pensiero il ministro lo ha dedicato anche alla domenica a piedi, con musei aperti, decisa da Palazzo Marino. ”Oggi Milano, città fondamentale per la cultura, si mostra per quello che è, aperta, e offre la sua bellezza, molto spesso riposta – ha detto -. Potrebbe essere un modello da imitare e migliorare”.
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