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Mi direte: beh, bello, dai, adesso pubblichi e ti dai tantissimo da fare per diventare famosa e vendere il più possibile. Ma io non ho voglia.
Non è che mi vergogno della mia arte o che mi nascondo dietro delle scuse per non manifestarmi al mondo. Stavolta non devo supplicare nessuno, facciamo io ed Amazon, nessun problema. Però vivo questa fase come una scocciatura, come una trafila burocratica a cui mi devo sottoporre.
Poi non è che se Sholeh Zard facesse il botto sarei scontenta, tutt'altro. È che seguire il tuo romanzo in proprio dall'inizio alla fine è un po' come fare un figlio: lo ami tantissimo, ma se c'è qualcun altro a cambiargli i pannolini ne approfitti.
Eppure ci sono persone per cui la fase di promozione (di sé, del proprio lavoro, dei propri prodotti) fa parte della parte bella. Ci sono persone che ci tengono ad essere quella che vende di più o che viene riconosciuta come la più brava.
Io penso che nel mare ci sia posto per tutti i pesci. Penso che primeggiare non dia nessun piacere. Certo, ripeto, voglio vendere Sholeh Zard, voglio che venga conosciuto, sto persino meditando di farlo tradurre in inglese e proporlo in un mercato più ampio. Però non ho come obiettivo la fama o le vendite, mi sento un po' come quando hai visto un bel film o letto un bel libro e ne parli bene ai tuoi amici.
Io ho scritto quella che ritengo sia una bella storia e voglio farla conoscere anche a quelli che non sono ancora miei amici.
E allora avanti, muoviamo questo sederone e inoltriamoci nel meraviglioso mondo della pubblicazione online
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