Tutto come da copione. Nessun colpo di scena, nessuna entrata a gamba tesa. Le previsioni sono state rispettate. C’è da dire che se un film un premio se l’è meritato, si accetta di buon cuore anche la previsione diventata realtà. Ma un brivido, un coccolone sulla poltroncina ci poteva anche stare.
A compiere un saccheggio delle ambite statuine dorate è The Artist, che si è aggiudicato 5 premi: miglior film, miglior regia, miglior attore protagonista con Jean Dujardin, miglior colonna sonora e migliori costumi. Cinque sono i premi anche per il favoritissimo Hugo Cabret di Martin Scorsese. Ha infatti vinto l’ academy award per categorie più “tecniche”, ovvero effetti speciali, montaggio sonoro, fotografia, sonoro, e scenografia (firmata dalla coppia italiana Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo).
Vogliamo commentare? Commentiamo! Dunque… il film di Hazanavicius merita onore e gloria. Nulla da dire su miglior film, miglior colonna sonora e migliori costumi. In merito alla regia cade una lacrimuccia per Martin Scorsese, grande vecchio che poteva essere premiato, oltre che per la straordinaria e costante maestria, anche per l’essersi approcciato, alla veneranda età di 70 anni, al 3D.
In merito all’attore protagonista sono strafelice che non lo abbia vinto mister Nespresso, George Clooney, che ho trovato goffo e ridicolo in The Descendants. Dujardin, bello e impossibile, è splendido, magnetico, fin troppo intenso. Quindi merita il premio. Ma Brad Pitt non m’era dispiaciuto in Moneyball…
La colonna sonora di Ludovic Bource per The Artist è divina, di quelle che restano in testa e ci fanno ondeggiare per strada una volta usciti di sala. Un’operazione vintage perfettamente riuscita!
Passando alla fotografia, credo invece che la meritasse The Tree of Life. E questo è forse l’unico piccolo colpo di scena della cerimonia. La cura visiva di Terrence Malick è impareggiabile, maniacale, certosino all’inverosimile. Ma chissà, forse lo sborone texano rimane antipatico (per usare un eufemismo!) anche ai suoi colleghi americani… si consolerà stringendo nel sonno la Palma d’Oro vinta a Cannes…
Sul montaggio sonoro avrei poi premiato Drive. Ma cosa ci vogliamo aspettare dagli academy che già lo hanno “dimenticato” in tutte le altre cinquine. Refn non poteva gareggiare per la miglior regia? Certo che sì! E avrebbe anche vinto!
Meritato e annunciato da secoli l’Oscar al miglior film straniero al mio adorato Una separazione di Asghar Farhadi. Era una gara senza concorrenti!
Miglior sceneggiatura originale a Midnight in Paris di Woody Allen. Puntavo sul film iraniano, ma in fin dei conti la pellicola di Woody è valida, ed è una delle poche sue che mi è piaciuta…
Miglior attrice protagonista a Meryl Streep per la sua performance in The Iron Lady. Viola Davis era intensa ma priva del balzo per acchiappare la statuetta, mentre Glenn Close è rimasta ingessata nella sua prova grande ma inespressiva da “uomo bicentenario” in Albert Nobbs. Meryl Streep, con quella sua acconciatura da Dracula e i dentini leggermente in fuori, morde la statuetta con pieno merito.
Nella categoria “attore/attrice non protagonista” hanno vinto l’82enne Christopher Plummer per Beginners (è l’attore più anziano a ricevere il premio) e la grassoccia ed esilarante Octavia Spencer per The Help.
Per i premi restanti rimando a questo link.