Oscar 2013: l'importanza di essere attori

Creato il 26 febbraio 2013 da Veripaccheri
Trovare qualcosa di non scontato che appartenga alla cerimonia degli Oscar non è facile, eppure nell'edizione appena conclusa due cose saltano all'occhio. La prima riguarda la preponderanza della componente attoriale, la seconda una certa ripetizione nell'assegnazione dei premi. In entrambi i casi a farla da padrone è Daniel Day Lewis, non solo vincitore di uno dei premi più ambiti, quello del miglior attore protagonista per il "suo" Lincoln, ma anche attore più premiato di sempre, con ben tre statuette. Ad affiancarlo Jennifer Lawrence (miglior attrice protagonista per "Il lato positivo"), una absolute beginners così come Anne Hathaway (Les Miserables), consacrate dall'Academy con un premio che è un investimento per la giovane età di entrambe le vincitrici. Tra gli uomini a proposito di deja vu c'è Chris Waltz (Django Unchained), con un bis realizzato sempre nella stessa categoria (migliore attore non protagonista) in cui aveva già trionfato per "Bastardi senza gloria", mentre Ben Afflek, regista ma anche attore vince  come miglior film per il suo "Argo", prodotto, tanto per confermare il trend della serata, dal collega, George Clooney, anche lui abituato a lavorare dietro e davanti alla macchina da presa. C'è da dire che al di là dei meriti di Affleck il suo è un come back che calza a pennello con i desideri del consesso, da sempre ansioso di proporre modelli (edificanti) di caduta e resurrezione che il buon Ben, capace di risalire la china dopo un passato doloroso, soddisfa pienamente. Un'altra doppietta la mette a segno Ang Lee, sdoganatore dell'amore omo in versione far west  con "Brokeback Mountain" (Oscar 2006) trionfa a sorpresa con"Vita di Pi", spettacolare e virtuosa quanto basta per superare uno Spielberg in versione dimessa. Il resto appartiene alla storia

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