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Osteria, di mario luzi.

Da Antonio Ragone @AntonioRagone

OSTERIA, DI MARIO LUZI.


Mario LuziCastello di Firenze , 20 ottobre 1914 – Firenze , 28 febbraio 2005
OSTERIA
L’autunno affila le montagne, il vento
fa sentire le vecchie pietre d’unto,
spande dal forno un fumo di fascine
a fiotti tra le case e le topaie.
Son dietro questi vetri d’osteria
uno che un nome effimero distingue
appena, guardo. La mattina scorre,
invade a grado a grado l’antro. L’oste
numera, scrive giovedì sul marmo,
la donna armeggia intorno al fuoco, sbircia
verso la porta se entra l’avventore.

Seguo la luce che si sposta, il vento;
aspetto chiunque verrà qui
di fretta o siederà su queste panche.
Il bracconiere, altri non può essere
chi s’aggira per queste terre avare
dove la lepre a un tratto lampeggia,
o il venditore ambulante se alcuno,
raro, si spinge fin quassù alle fiere
ed ai mercati dei villaggi intorno.
Altri non è da attendere: Chi viene
porta e chiede notizie, si ristora,
riparte in mezzo alla bufera, spare.

Che dura è un suono di stoviglie smosse:
guardo verso la macchia e più lontano
dove solo la pecora fa ombra,
mi reggo tra passato ed avvenire
o com’è giusto o come il cuore tollera.

Mario Luzi
“Mi reggo tra passato ed avvenire / o com’è giusto o come il cuore tollera”.
 Un distico meraviglioso.
Sostenersi coi ricordi del passato e allo stesso tempo tentare di tenersi aggrappato alla speranza d’un futuro che sia migliore del presente o almeno sia fatto in una maniera vivibile, più dignitosamente sopportabile.


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