da qui
Come sarebbe il mondo se l’altra metà fosse davvero
l’altra metà, se il dare e il violare,
l’aggredire, diventassero
accogliere, ricevere la vita, tramandare
il codice di un gesto ormai perduto
che chiamavamo ascolto, e in quel momento
ogni parola e pensiero e movimento
fossero d’altra pasta, d’altro stile,
non satiresco, non profittatore o maniacale,
ma attento, rispettoso,
dell’altro, vorrei dire materno, se la madre non fosse
solo un alibi, un altro strumento
di potere maschio, sdoganamento
dell’ennesima poltrona di comando.
Come sarebbe il mondo se nell’armadio buono
non ci fossero solo
la giacca e la cravatta, ma i colori infiniti
e trasgressivi dell’allegria improvvisamente
esplosa, della cosa una volta per tutte
ritrovata insieme con il resto, non cercata
come oggetto di valore effimero e umiliato,
rivolta del contesto,
ribellione dell’esserci davvero, del trasformare
il mondo e farne qualcosa di più della metà,
farne l’intero.
