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Otto smorfie d’autore: Vincenzo Deluci

Creato il 01 novembre 2012 da Trame In Divenire @trameindivenire
Otto smorfie d’autore: Vincenzo Deluci

Otto smorfie d’autore: Vincenzo DeluciOtto smorfie d’autore: Vincenzo DeluciOtto smorfie d’autore: Vincenzo DeluciOtto smorfie d’autore: Vincenzo DeluciOtto smorfie d’autore: Vincenzo DeluciOtto smorfie d’autore: Vincenzo DeluciOtto smorfie d’autore: Vincenzo DeluciVincenzo Deluci – Slide Trumpet

I percorsi dell’arte il moto dell’anima

C’è un moto dell’anima di cui spesso non ne abbiamo consapevolezza. Un moto che irrimediabilmente si manifesta nella mimica del volto come nell’arte.

Accade, a volte, che il percorso di vita di un artista lo porti alla catarsi, ricalcando una sorta di percorso iniziatico: morte, purificazione, rinascita.

Riconoscere che in ognuno di noi c’è un percorso, riconoscerlo, seguirlo, fino in fondo, ad ogni costo, non è da tutti. Ci vuole costanza, tenacia, fermezza, una grande disciplina interiore per raggiungere la meta. Insomma deve ardere un grande fuoco dentro.

Quando poi il percorso si fonda sull’arte gli ostacoli si moltiplicano. In più tocca lottare contro continui pregiudizi. Dalle mie parti si è soliti dire che “chitarra e scioppetta spogliano la casa netta netta”. Ma quanto daremmo per ascoltare l’armonia delle sfere, per toccare con un dito il celo, per udire e fonderci con musica celestiale, per superare l’inferno in cui a volte l’esistenza ci sprofonda senza chiederci il permesso!?

A detta di un ex ministro della Repubblica gli artisti sono “parassiti a cui bisogna chiudere i rubinetti, tagliando i fondi FAS, chiudendo le orchestre”. Dell’armonia delle sfere, chi se ne frega, se poi è possibile acquistarne una già confezionata, tutta per sé – e ce n’è per tutti – magari passando per il Grande Fratello e per gli Amici di Maria. Mentre pochi privilegiati ed eletti succhiano il midollo della vita, per i veri artisti non c’è rassegnazione. Tocca lavorare, lavorare duro, riconoscere il proprio sentiero e percorrerlo fino in fondo, senza deroghe.

Vincenzo Deluci nasce a Fasano nel 1974. Trombettista Jazz, curriculum e collaborazioni internazionali.

Nel pieno della sua attività artistica è stato trascinato con violenza in un vero e proprio inferno, li dove per il comune mortale ogni speme si perde. E’ bastato un atto di pirateria stradale – come spesso accade nell’Italia dei miracoli di questi lunghi anni infausti in cui l’arte è vittima di ben altra pirateria – per indurlo a scendere nelle profondità della sua coscienza fino a rinascere ad una nuova vita, una vita altra. Così, passando attraverso disperazione e passione, lungo questa tenzone, in questo duro scontro tra forze opposte, ha vinto il fuoco dell’arte, la sublimazione dell’essere.

Dall’incidente (che lo ha portato alla quasi totale inabilità motoria) in poi è questo il senso del suo lavoro musicale. Un lavoro sconvolgente, frutto di un incredibile rivolgimento interiore, uno scardinamento radicale di modalità operative ed espressive. Un altra musica.

La multimedialità prende il posto del suo strumento – la tromba – che non ha mai abbandonato e che ha addirittura adattato alle sue limitatissime possibilità di movimento, grazie al contributo di Giuliano Di Cesare, collega e amico. Di grande aiuto in questo sentiero è stato il programma della Regione Puglia SAX -B che dispone di contributi per l’acquisto di strumenti informatici per soggetti con gravi disabilità.

Non che il Deluci che abbiamo conosciuto fino a pochi anni fa non fosse un grande artista, anzi. E’ stato ed è un fenomeno ricco di genialità, ma come spesso accade ai profeti, non è stato granché considerato in patria. L’élite culturale locale, dominata da grandi sacerdoti e sacerdotesse, dall’alto del loro scranno, a causa della rarefazione atmosferica che si gode a certe altezze, non ha potuto accogliere e riconoscere la sua grazia.

Vincenzo con infinita umiltà e con grande fede ha proseguito il suo cammino senza voltarsi indietro, rispondendo al monito dantesco «[...] Caron, non ti crucciare:/Vuolsi così colà dove si puote/ciò che si vuole, e più non dimandare»(Inf. III 95-96) come ad una premonizione, ubbidendo quasi ad un comando superiore.

Il percorso artistico

Si diploma in “Tromba” al Conservatorio della musica Nino Rota di Monopoli,  e pochi anni più tardi ottiene il diploma in “Musica Jazz”. Finalista in numerosi concorsi nazionali, vince il prestigioso Premio della Critica al Festival internazionale Astor Piazzolla. Partecipa a numerosi altri festival di rilevanza internazionale, tra cui l’“European Jazz Festival”.

Notato da jazzisti del calibro internazionale come Dabirèe Gabin, B. Caruso, R. Gatto e C. Wilson, partecipa a numerose collaborazioni. Stimato artista, si esibisce in concerto con artisti della portata di Renzo Arbore e Vinicio Capossela. Nel 2003  collabora come solista in colonne sonore per film come “Ostuni not hostun”, di Michele Oliveri, e “Brucia” di Sforza e Virgilio. Subito dopo presenta il suo progetto discografico “La rana dalla bocca larga”, ottenendo ‘ottimo riscontro da critica e pubblico. L’anno seguente si esibisce in tour con Lucio Dalla in Puglia.

Dopo il tragico incidente, ritorna sulla scena nel 2010 con lo spettacolo musicale “VianDante” ispirato alla Commedia dantesca. Nel 2012 omaggia il compianto Lucio Dalla con lo spettacolo “Com’è profondo il mare”.


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