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Packaging per un profumo senza nome.

Creato il 18 dicembre 2013 da Lilianaadamo

Liliana Adamo da Luxuryonline.

Il packaging può amplificare il valore di un oggetto, come nello strano caso (e non è il solo), di una fragranza senza nome e del suo prezioso flacone.

Packaging per un profumo senza nome.
Packaging per un profumo senza nome.
Packaging per un profumo senza nome.
Packaging per un profumo senza nome.
Packaging per un profumo senza nome.

Alla stregua di un’opera d’arte, un recente profumo di Kenzo ”vestito” dal designer israeliano, Ron Arad, è passato dal Centre Pompidou di Parigi al Moma di New York, sovvertendo il concetto legato all’uso tout court di una fragranza e alla funzione del packaging, seppur di lusso.

Intanto, perché il profumo in questione non ha un suo preciso assetto di mercato, in mancanza di un nome che lo distingua e per le caratteristiche del suo flacone, che rompono i codici del classico “contenitore”. Se la fragranza per donna creata da Kenzo (e dal naso di Aurélien Guichard), realizzata in soli mille esemplari, è divenuta simbolo di charme, arte e cultura, l’originale “boccetta” di Ron Arad, assurge il ruolo di un oggetto design, prezioso perché tale.

Packaging per un profumo senza nome.
Packaging per un profumo senza nome.
Packaging per un profumo senza nome.

Modellato in zamac, una lega speciale molto plasmabile che ha permesso la realizzazione di una forma ergonomica complessa e ispirata al concetto d’infinito, si rivela un flacone per il pollice, funzionale, dalla presa molto semplice. Dopo i passaggi da un’esposizione all’altra, in giro per il mondo, il profumo, nei suoi mille esemplari, è stato messo in vendita, ovviamente, a un prezzo non trascurabile.

Quello di Kenzo, stilista sensibile e anticonformista, di Ron Arad, genio dell’arte contemporanea “mutante, flessibile e spiazzante” e di un profumo senza nome, è un esempio evidente di come l’impackt può diventare uno strumento privilegiato per interpretare la cultura, nel variegato universo delle merci e in modo singolare, in quello del “lusso”.

Packaging per un profumo senza nome.
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Packaging per un profumo senza nome.
Packaging per un profumo senza nome.

I requisiti del packaging espongono la stessa fisionomia dell’oggetto, soprattutto nei settori del beauty, dell’alta gioielleria e della moda. La confezione è il preludio a ciò che sarà il contenuto e l’acquirente, in termini d’immaginario, può percepirlo addirittura superiore al contenuto stesso. Nel settore del “lusso”, esattamente come per altri ambiti, non solo una bella confezione aiuta a vendere, ma regala un’emozione, una sensazione, d’estetica e compiacimento. L’importante è avere la giusta proporzione d’entrambi i fattori: la bellezza dell’involucro e la qualità intrinseca del prodotto.

Lo strano caso del profumo senza nome non è l’unico nel variegato contesto del luxury brand: la maison Armani, ad esempio, pone molta attenzione al packaging, coerentemente alla propria filosofia e alla propria cifra stilistica, dai cosmetici agli accessori e, nell’ultimo periodo, ai dolci. Lo stesso alter ego di Kenzo, Antonio Marras, all’interno di una divulgazione aziendale, cura straordinariamente il design in tutti i particolari, gli inviti alle sue sfilate sono frutto di vero e proprio “packaging d’arte”; anche John Galliano comunica una forte personalità e grande carisma creativo attraverso proposte perfino azzardate ma destinate sempre a lasciare il segno.

Si parla molto di ecoluxury e allora, il Gruppo Ferragamo si serve nientemeno di packaging certificati dalla Forest Stewardiship Council, marchio che diversifica i propri prodotti secondo standard socio-ambientali. Per scatole e shopping-bag è utilizzata carta riciclata e trattata con sistemi tecnologicamente avanzati; per la stampa, pigmenti ecologici; ecocompatibili sono anche i sacchetti che accompagnano calzature, borse e accessori, non sbiancati chimicamente e in puro cotone.



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