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Padova, sequestrati beni per 130 milioni di euro ad un settantenne nullafacente

Creato il 30 gennaio 2015 da Stivalepensante @StivalePensante

I Carabinieri del Nucleo Investigavo del Comando Provinciale di Padova hanno “congelato” oggi l’intero patrimonio riconducibile ad un settantenne, inclusi capitali sociali, conti correnti bancari e postali, nonché i beni mobili ed immobili per un valore complessivo stimato in 130 milioni di euro. L’operazione è stata effettuata nelle province di Padova, Vicenza, Treviso, Belluno, Ferrara, Bologna, Siena, Roma, Napoli, Salerno, Taranto, Matera e Cosenza, coadiuvati dai militari dei reparti competenti per territorio, ad un decreto di sequestro di urgenza emesso dal Tribunale di Padova, su proposta della Procura Distrettuale Antimafia presso il Tribunale di Venezia, nei confronti di un settantenne, nato a Nocera Inferiore (Sa), ma residente a Padova.

(adnkronos.com)

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Padova, l’ingente sequestro ad un settantenne nullatenente. Mediante notifica del provvedimento presso le competenti camere di commercio, conservatorie registri immobiliari, direzioni d’istituti di credito e pubblico registro automobilistico, i militari hanno “congelato” l’intero patrimonio a lui riconducibile, inclusi capitali sociali, conti correnti bancari e postali, nonché i beni mobili ed immobili per un valore complessivo stimato in 130 milioni di euro. In particolare, sono stati sequestrati: 350 unità immobiliari; 15 terreni; 1 fabbricato rurale; 52 società per un valore complessivo del capitale sociale di 1.450.000 euro; 224 rapporti bancari e cassette di sicurezza; 18 autocarri; 52 autovetture di varie marche e modelli; 8 motocicli; 1 motoveicolo.

La discrepanza tra il ricco patrimonio e l’esiguo reddito dell’uomo. L’ingente sequestro, scaturito dall’applicazione del Decreto Legislativo 159/2011, il cosiddetto “Codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione”, è il frutto di una articolata indagine patrimoniale condotta dai militari del Nucleo Investigativo di Padova, coordinati dalla Procura Distrettuale Antimafia di Venezia. Gli inquirenti, al termine di lunga attività investigativa, hanno ricostruito una filiera di società, tutte facenti capo direttamente o indirettamente all’uomo, tramite le quali gestiva il considerevole patrimonio. Le attività di indagine sono scaturite in relazione alla disponibilità del campano di questa abnorme massa patrimoniale, in netta contrapposizione con le esigue capacità reddituali dell’interessato, pressoché nullatenente per l’Erario. I dettagliati e puntuali elementi di riscontro raccolti dai militari dell’Arma e vagliati dalla Procura Distrettuale Antimafia di Venezia, hanno consentito al Presidente del Tribunale di Padova, nel dispositivo del decreto di sequestro, di affermare la sussistenza del fumus per l’adozione della misura di prevenzione.

I precedenti penali “legato ad organizzazioni criminali”. Dall’indagine, infatti, emerge una palese sproporzione tra l’entità dei redditi dichiarati dall’uomo – e dai suoi familiari – e la quantità di beni ed enti societari a lui riferibili. Sicuramente non va sottaciuta, ai fini dell’applicazione della misura del sequestro preventivo d’urgenza, la personalità del soggetto che annovera “variegati e significativi precedenti penali e di polizia anche in relazione ad organizzazioni criminali qualificate in ragione delle sue continue e anche fotograficamente documentate frequentazioni”, spiegano i carabinieri. Proprio nella combinazione di questi due ultimi requisiti, uno oggettivo e l’altro soggettivo, unitamente alla acclarata capacità del soggetto di “repentini cambi patrimoniali e di denominazione” dei beni a lui riconducibili, si inserisce l’essenza del provvedimento stesso, sottolineano i carabinieri.

Sono altresì in corso di esecuzione 42 decreti di perquisizione domiciliari e personali scaturiti da un procedimento penale connesso, per violazioni di cui art. 12 quinquies legge 356/92 (attribuzione fittizia di beni ed utilità) poiché, al fine di eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniale, l’uomo attribuiva fittiziamente la titolarità delle quote sociali delle società, beni mobili ed immobili a terzi, ora coindagati per concorso nel medesimo reato. (ADNKRONOS)


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