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Padre vescovo, adotti i figli dei suoi preti

Creato il 07 luglio 2010 da Federicobollettin
Un appello, un tentativo di chiedere giustizia
Forse è un articolo inutile, sicuramente non riceverò risposte, ma l'ho fatto per solidarietà con queste donne, che soffrono l'abbandono. Mi hanno chiesto di pubblicarlo sul quotidiano di Padova, come per un bisogno di far sentire la loro voce inascoltata. Ecco la lettera, pubblicata ieri su Il Mattino di Padova.
Padre vescovo,
(così ha chiesto di farsi chiamare dai suoi preti), le scrivo questa che più che una lettera è un appello, e uno stimolo alla riflessione rivolto a tutti, comunità ecclesiali e laici di Padova. Utilizzo questo mezzo di comunicazione popolare, adotatto anche da lei per divulgare i suoi messaggi, inviti alla conversione. Questo è un tempo forte per la nostra Chiesa! Vari episodi dovrebbero imporci un'autocritica, seria e serena, per rendere questa crisi l'occasione favorevole per una crescita collettiva.
Dopo il caso Sguotti, la mia breve parentesi, e il recente caso Spoladore (altri casi in vista non ci dovrebbero più stupire), ho come la sensazione che di nuovo scenda un silenzio di comodo, che cerchi di difendere l'immagine e la credibilità di questa Chiesa continuamente provata. Il mancato riconoscimento del figlio, da parte del prete più conosciuto, amato e invidiato della nostra diocesi, e la sua misteriosa irraggiungibilità, mi spinge a rivolgermi a lei, primo responsabile e pastore di un clero così ricco di carismi.
Aldilà del provvedimento disciplinare da lei preso, che sospende l'ex parroco di san Lazzaro dall'esercizio del ministero e dal sostentamento del clero, rimangono dei danni morali e materiali arrecati a persone fisiche che attendono un risarcimento e un sostegno affettivo. Da chi? A chi vengono chiesti i danni che producono, in buona o cattiva fede, i preti della sua diocesi mentre esercitano il ministero? Gli assegni familiari per i figli abbandonati e non riconosciuti dai ministri di Dio?
Padre vescovo, ne conosco almeno due di bambini, figli di preti, che vivono a Padova con la madre e che attendono una visita, un segno di solidarietà, un'adozione a distanza... da parte di uno zio con il colletto bianco o di un semplice uomo di buona volontà. La sorte ha voluto che, nella parrocchia dedicata all'unico uomo che, secondo la tradizione cristiana, è stato resuscitato da Gesù, parroco e collaboratore festivo compissero quasi contemporaneamente lo stesso atto: procreare e poi scappare. Obbedienza al prestigio del celibato o paura di prendersi le proprie responsabilità.
Nonno vescovo, mi scusi l'espressione forte, "religione pura e senza macchia è soccorrere l'orfano e la vedova" ripete continuamente la Sacra Scrittura. Almeno due nipotini, residenti a Padova, attendono la sua amorevole presenza e il suo sostegno economico, per coprire quel tragico vuoto provocato dai suoi figli spirituali. A Dio il giudizio finale, a lei la gestione di questa realtà. E se è solo un problema di soldi, vorrà dire che riprenderò a versare l'otto per mille alla Chiesa Cattolica!
Con fraterna sincerità.

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