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Padre Viera e Antônio Conselheiro, riflessioni

Creato il 08 marzo 2011 da Giancarlo

Navigando in internet, in una delle mie ricerche, mi sono imbattuto in un articolo intitolato “Le ragioni della vittoria di Lula” che mi ha incuriosito. Mancando la data dell’articolo non conosco il periodo in cui è stato scritto, ma ritengo, dato il tenore della parte finale che sia stato scritto alla fine del 2002 o inizi del 2003, comunque successivamente alla prima vittoria elettorale di Luiz Inácio Lula da Silva.

Ma il mio intervento non riguarda la parte lulista dell’articolo, ma la lunga premessa per giustificare la vittoria elettorale mi ha colpito per alcune inesattezze, che meravigliano, in particolar modo per il nome dell’autore, che potrebbe essere un’omonimia, ma io credo che si tratti dello stesso José Luís del Roio che con Carlos Marighella fondò l’ALN, quindi un profondo conoscitore del Brasile e della sua storia ed i relativi rapporti con la lontana capitale del Portogallo.

Nell’articolo in questione, viene anticipata la disastrosa campagna bellica del re portoghese Sebastiano, probabilmente convinto da consiglieri al soldo della Spagna, sulla debolezza dell’esercito di Abd Al-Malik, confermata anche dal suo alleato Abu Abdallah Mohammed Saadi II, nipote dello stesso Abd Al-Malik, combattuta il 4 agosto 1578, dove circa 25mila portoghesi e alleati si trovarono di fronte un esercito 5 volte maggiore, dato che in campo, a difendere Abd Al-Malik era sceso l’impero ottomano.

Nel testo si parla della scomparsa del corpo di Dom Sebastiano, leggenda creata ad hoc per sfruttare la credenza popolare, ma non corrispondente al vero, in quanto i resti mortali del re, nel 1682, dopo un periodo in Africa, vennero trasportati a Belém (Portogallo), dove riposano nel Monastero di Santa Maria.

Due anni dopo questa infelice battaglia, a causa di problemi dinastici che non andiamo a descrivere, il regno di Castiglia si annetteva il Portogallo. Anessione che sarebbe durata fino al 1640.

In quell’anno (1640) la Spagna di Filippo IV si trovava in gravi difficoltà, già in guerra con altri paesi, e con varie rivolte all’interno del paese, la più grave quella della Catalogna, nel 1640, che obbligò il re spagnolo ad inviare nella regione gran parte delle forze militari che si trovavano in Portogallo.

L’occasione era propizia, anche perché molti nobili spagnoli, a cause delle imminenti feste natalizie, si stavano recando a Madrid. Il 1° dicembre a Lisbona si trovavano solo la Duchessa di Mantova, che ricopriva la carica di vice re del Portogallo e il suo Segretario di Stato, il portoghese Miguel de Vasconcelos.

Un gruppo di nobili, che da tempo congiuravano per la indipendenza, convinsero D. João de Bragança, ad aderire alla cospirazione. Ottenuto l’assenso di questi invasero il palazzo reale prendendo in ostaggio la Duchessa e obbligandola a ordinare alle sue truppe di arrendersi quindi uccisero Miguel de Vasconcelos.

Fatti i debiti conti, dal 1580 al 1640 sono 60 anni tondi, ossia 6 decadi, e non otto decadi come indicato nell’articolo in questione. Ma anche non spiegando dettagliatamente gli eventi, qualsiasi libro di storia portoghese sempre parla di un’occupazione durata 60 anni, in tanti testi che ho avuto occasione di leggere sempre questa è la cifra riportata.

Proseguendo nella lettura leggo di Padre Antônio Vieira, gesuita e politico del tempo, che si afferma essere un adepto del sebastianesimo. La notizia mi giunge nuova, quando avrò tempo vedrò di verificarla, ma di certo era un fautore del millenarismo, e che credeva che sarebbe sorto il Quinto Impero, previsto da Davide, e sottoposto al Portogallo, che avrebbe controllato il mondo intero. I quattro imperi anteriori erano stati, ovviamente, Siria, Persia, Grecia e Roma. La stessa idea millenaristica di Viera sarà poi applicata tristemente nel secolo scorso, con il Terzo Reich (regno in tedesco), che, a dire del suo fondatore sarebbe dovuto durare appunto mille anni.

Forse questa fissazione millenaristica di Padre Viera ha portato alcuni a pensare che si riferisse ad un regno utopico dove il giovane Dom Sebastiano avrebbe governato giustamente e per il bene del suo popolo.

Arraial di canudos con sullo sfondo il Morro da Favela
Altra perla che trovo nel testo è la frase attribuita allo stesso Padre Viera: “o sertão vai virar mar, e o mar vai virar sertão”. Non mi risulta che quel Padre Gesuita avesse mai espresso questo concetto, che invece è conosciuto come la più nota profezia di Antônio Conselheiro, profezia che ha in effetti uno sfondo gesuita.

La leggenda nacque molto tempo dopo della dipartita da questa terra di Padre António Vieira, che ricordiamolo morì 89enne nel 1697. Dopo il primo ritorno dei gesuiti in Brasile, in Aquiraz, già sede della Capitania del Ceará Grande, vi rimasero per 32 anni (1727-1759), fondando l’Ospizio dei Gesuiti, dove i padri missionari passavano un periodo di riposo tra un’evangelizzazione e l’altra.

Quando nel 1759 i gesuiti vennero nuovamente cacciati dal Brasile, lasciando tutto dietro di sé, profetizzarono che un giorno il mare avrebbe coperto con sette metri d’acqua le torri della chiesa. A quel tempo la profezia seminò il caos in tutta la cittadina.

Da questa profezia, mai dimenticata dai nordestini, Antônio Vicente Mendes Maciel, che passerà alla storia come Antônio o Conselheiro, costruì la sua profezia “o sertão vai virar mar, e o mar vai virar sertão”.

Quindi, anche se originariamente furono i padri gesuiti a dare l’input per la profezia, di certo questa primogenitura non aspetta al Padre Antônio Viera.


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