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Paese che vai, usanza che trovi: il “vechio” veneziano

Creato il 21 agosto 2014 da Elisa Pasqualetto @LizAu87

paese che vai usanza che troviOgni luogo ha le sue particolarità, i suoi modi di dire, il proprio dialetto. Spesso mi rendo conto di quanto, all’interno di una frase in italiano, introduca parole o piccoli pensieri in veneziano, magari anche solo un’intercalare. Paese che vai, usanza che trovi d’altronde, ed è proprio di un modo di dire che usiamo spesso qui a Venezia, di cui vi voglio parlare. Vedetela come una chicca che nelle guide turistiche non si trova, un modo per capire la personalità dei pochi veneziani che ancora vivono a Venezia.

Se un veneziano si rivolge a voi chiamandovi “vecchio” (“vechio” in veneziano e pronunciato “vecio”, anche se oggigiorno si tende a scrivere come si dice) non offendetevi, è una forma di confidenza. Noi Veneziani siamo un popolo di mare, figli di commercianti, abituati a intrattenere rapporti con persone provenienti da diversi paesi, la confidenza è qualcosa che ci prendiamo senza troppo chiedere per favore, ma solo perché è nella nostra natura far sentire il forestiero a casa. Proprio per questo motivo non c’è da offendersi se ci rivolgiamo a voi con un “Come ti sta vechio?”, (come stai vecchio) oppure un semplice “Ciao Vechio”.

Ricordo mia nonna quando, fin da piccola, mi diceva “Vara la me vechia”, letteralmente “Guarda la mia vecchia” eppure, paradossalmente, ero io la più giovane delle due. “Vechio” è un aggettivo che nasconde una serie di significati, rappresenta il riassunto di una scala di appellativi affettuosi e caldi, di cui, poi, non riesci più a farne a meno. Credo che sia bello poter ancora dire “paese che vai usanza che trovi”, nonostante l’appiattimento e la perdita di molti dialetti e particolarità della zona.

Venezia vive anche in questo, nelle carezza di una parola detta con quell’accento che fa un po’ ridere, nella naturalezza che si ha con gli amici di vecchia data e nelle usanze ripetute ormai da pochi. Che volete farci, io, Venezia, e tutto il suo corredo di storia e lingua, la vedo con gli occhi di una veneziana innamorata di una città che non morirà mai, per lo meno non di spirito.


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