Già non mi commentate più perché odiate i Chaptcha (nota a margine: Quando commento sui blog che usano Diquis, spesso e volentieri devo ripetere il login due o tre volte, e a volte il mio commento si perde pure nel limbo... però non ho mai preteso che quei blogger cambiassero sistema di commenti! La minaccia 'se non cambi sistema io non ti commento' mi fa sorridere... Io non vengo a dirvi come gestire casa vostra, e mi piacerebbe che anche voi faceste altrettanto nei miei confronti).
Probabilmente neppure mi leggete perché scrivo di roba che non vi interessa, per cui... mi sento libero di sparare ad alzo zero, e se vi offendete, sono solo fatti vostri. A me certe cose mi sanno di finto, e visto che il mio lettore di feed è ancora puntato sui vostri blog, trovarmi invaso da false polemiche mi ha fatto scoppiare la pentola a pressione.
Parlo di questo post, questo, e pure questo e questo (di sicuro più pacati dei precedenti), e magari di altri post che ho saltato, o che sono usciti dopo la scrittura di questo mio sfogo.
L'argomento è farsi pagare per il lavoro di blogger. La polemica è la solita. In Italia la gente non è disposta a pagare. Noi vogliamo trasformare la nostra passione in una fonte di reddito ma qui non si può fare. Sono argomentazioni che escono ciclicamente nella blogsfera. Poi c'è stata quella dichiarazione... sì, sapete benissimo di cosa parlo, l'Annunziata ci ha messo un bel carico da 10 su questo argomento, vero? Le sue dichiarazioni rodono e corrodono... ma non è che forse esse siano delle scuse per non fare ciò che (a volte) viene dichiarato di voler fare? (son contorto, eh?)
Premessa: Il lavoro deve essere retribuito. Postulato: Il lavoro retribuito è solitamente commissionato da qualcuno. Conclusione: I blog personali non sono stati commissionati da nessuno, se non da voi stessi.
Punto.
Visto che nessuno chiede ai blogger di scrivere, se questi vogliono guadagnare denaro da ciò che scrivono, 'devono mettersi in proprio' e tentare di fare un'impresa. Il blogger che vuole guadagnare dal suo blog deve fare l'imprenditore, investire nel proprio lavoro, prendersi tutti i rischi (e non incolpare altri se fallisce), e creare una 'esigenza di mercato'.
Se un blogger vuole essere pagato per ciò che scrive, invece che lanciare post in cui chiede ai lettori potenziali se sono disposti a pagare, deve farlo e basta! I lettori li ha già, molti di essi sono lettori affezionati. Le basi ci sono. Se i contenuti meritano, allora questi lettori pagheranno. Se non meritano, i lettori andranno a leggere qualcun'altro.
Il fatto è che il contatore del blog lusinga il blogger, e quest'ultimo non vuole perdere neppure un numeretto. "Mille lettori al giorno... wow! Se pagassero tutti due euro al mese per leggermi, potrei mollare il lavoro e dedicarmi a tempo pieno al blog", è questo il pensiero comune di ogni blogger che sogna di mettersi a pagamento, vero?
Tutto il resto è polemica gratuita e stancante. Non ci si può lamentare prima ancora di tentare... e assolutamente non si può accusare dell'ipotetico fallimento i potenziali clienti che ancora non si hanno, ma che ci si aspetterebbe d'avere. Le regole del mercato non funzionano così. Però è un pensiero comune dell'italiano medio quello di dare la colpa agl'altri per il proprio fallimento.
Ecco alcune frasi che si ripetono periodicamente:
- In Italia nessuno compra ciò che può avere gratis. A parte che non è vero in assoluto, io compro online da anni e conosco moltissima gente che compra online da anni, e pure conosco moltissimi blogger che comprano online da anni. Certo... una certa fascia di persone non compra online, ma questo accade ovunque. Se si vuole fare impresa con un blog, bisogna concentrarsi sui potenziali utenti che frequentano il web, non su quelli che non lo fanno. Sono sicuro che nei mille e passa lettori affezionati del blog una larga fetta è già assidua acquirente di contenuti online.
- Gli Italiani non sono abituati a usare la carta di credito online, a fare acquisti online, non si fidano, hanno paura delle truffe, sono pigri e quant'altro. Vedi sopra, quegli italiani, probabilmente, già ora non fanno parte dei lettori affezionati del blog.
- Io ho messo il tastino donazione e nessuno lo clicca. E' vero che l'italiano tenta di fare il furbetto, e se può avere gratis, non c'è motivo perché paghi, o doni, denaro. Però potrebbe anche essere che i contenuti del blog non valgano una donazione. Io sfoglio il giornale al bar quando faccio colazione, ma non per questo lo compro, visto che solitamente mi informo attraverso altri media. Se nel bar non ci fosse il giornale, non ne sentirei la mancanza. Idem per il blog che non riceve donazioni. Magari la gente lo legge, ma se non ci fosse, non piangerebbe in ginocchio sui ceci sentendo la sua mancanza. Andrebbe altrove e basta.
Quest'ultima è l'unica argomentazione valida. Se si vuole guadagnare denaro col proprio blog, prima di tutto bisogna credere che il proprio lavoro valga il denaro che si ha intenzione di chiedere. Se il proprietario del blog è il primo a non crederci, come può pretendere che i lettori lo possano fare?
Che senso ha scrivere un post in cui si chiede ai lettori se sarebbero disposti a pagare? Gettare un sasso nello stagno è un bel modo per scatenare una polemica, non per generare un dibattito, e neppure per ottenere una risposta costruttiva (sul web è più facile alimentare polemiche che generare dibattiti costruttivi).
A ogni modo, il consiglio altrui non deve mai essere determinante. Gli altri non rischiano nulla a dire sì o no. E' l'autore del blog, l'imprenditore, che si deve accollare meriti, oneri, colpe, e quant'altro. Per cui ritorno a quanto detto sopra. Se un autore crede nel proprio blog, nei contenuti del suo blog, allora deve tentare.
Argomentare nel modo che ho letto nei giorni scorsi mi pare quanto meno superficiale.
Per fare impresa bisogna fare studi di settore, valutare rischi e vantaggi, non buttare lì un post provocatore e vedere che aria tira.
Io, sinceramente, dietro a questi atteggiamenti ci vedo la paura di rischiare.
Immagino ciò che state pensando... e non mi interessa.
La mia risposta alla domanda: Pagheresti per leggere il mio blog? No! Io non pagherei per leggere i blog di coloro che hanno lanciato il sasso. Non per antipatia, non per pigrizia, non perché sono italiano blà blà blà. Io non pagherei perché i contenuti di quei blog, spesso e volentieri, non mi interessano. Li seguo dal feed reader da molti anni. Molti di essi hanno avuto una deriva verso argomenti che non seguo assiduamente, che spesso non sfiorano neppure la mia cerchia di interessi. Certo, posso leggere quei post per curiosità, ma sullo stesso argomento potrei trovare diversi portali (anche più approfonditi) che affrontano gli stessi temi. Per cui non pagherei. Lo si vede dal tipo, e dal numero, di commenti che lascio su quei post. Lo si vede dalla mia presenza su quei blog (che è calata parecchio). Per questo non pagherei.
Il mio consiglio? Piuttosto che leggere i botta e risposta di post come quelli che ho linkato, se si vuole fare impresa col proprio blog, conviene valutare la frequentazione dei post che fanno parte del palinsesto standard del blog. Vedere quali argomenti tirano, quali no, raddrizzare tutto in modo che la frequentazione sia costante (sia come accessi alle pagine, si come commenti ai post), e poi avviare la campagna di privatizzazione dei contenuti. Magari offrendo un periodo di prova gratuito, e poi avviando il sistema di pagamento (con abbonamento, on demand, come si preferisce). Ecco quello che farei io.
Perché non lo fai tu, visto che fai tanto il professore? Perché io non voglio mettere a pagamento il mio blog (se avessi voluto farlo, lo avrei fatto senza tanti patemi). Perché il mio blog non ambisce a diventare una testata professionale. 31 Ottobre, forse, ambiva a questo traguardo, ma l'ho chiuso per tanti motivi, tra cui proprio il fatto che non volevo trasformare il blog in un lavoro!