Quattro apparizioni in Italia in meno diciotto mesi: niente male per una band data praticamente per spacciata solo un paio di anni fa, a causa di importanti defezioni che hanno lasciato Daniel Gildenlöw unico discendente della line-up originale dei Pain of Salvation.Non staremo qui a disquisire dei vari cambi di personale all’interno della band – per quello c’è sempre wikipedia e la sua ottima timeline – né della recente svolta impressa alla musica dei Pain of Salvation dal loro creatore. È un dato di fatto che gli ultimi due “Road Salt” abbiano scosso i fan storici, quelli che spesso curiosamente si dichiarano di ampie vedute musicali, salvo poi non essere in grado di accettare un’evoluzione stilistica da parte dei propri gruppi preferiti; questa serata non è per loro, ma per chi invece – e sono comunque in pochi a presentarsi ai Magazzini Generali – di certi paraocchi non sa che farsene. Già qualcosa di simile a queste performance semi-acustiche era stato attuato tempo fa con l’album “12:5″, e si può dire che il riscontro finale sia stato più che positivo per la maggior parte degli spettatori.
Ciò che colpisce sin da subito è l’aspetto del palco su cui si alterneranno i vari musicisti, letteralmente arredato con mobili d’epoca e delimitato da tre pannelli tappezzati con una trama vintage. Gildenlöw è il primo a fare gli onori di casa, e mentre discute col pubblico si presentano on stage gli islandesi Árstíðir, che lo accompagnano mentre canta il brano “Road Salt”. La scena è quindi lasciata al sestetto, autore di un rock acustico che fa subito presa, del tutto privo di elementi percussivi ma impreziosito da violino e violoncello. A circa metà esibizione verranno poi raggiunti da Anneke Van Giersbergen, per un’inaspettata cover di “Everwake” degli Anathema.
Dopo di loro tocca alla sola Anneke estasiare gli astanti. Ancora oggi si fatica a perdonarle l’aver abbandonato i The Gathering per prestare la propria perfetta voce ad una musica ben più banale e scontata di quella che era solita accompagnare le sue melodie. La sua breve esibizione comprende anche un paio di estratti dalla sua ex-band, e vede a sua volta la partecipazione di alcuni membri degli Árstíðir sul finale.
Come già detto, il concerto dei Pain of Salvation, a tratti energico quanto uno show ‘elettrico’, è sembrato mettere d’accordo (quasi) tutti circa la validità della proposta. Altra sorpresa della serata è il duetto tra Daniel e Anneke, sulle note di “Help Me Make It Through The Night” di Kris Kristofferson (per il quale si sono evidentemente ispirati a questa versione), mentre l’apice viene raggiunto nella parte centrale, con le versioni stravolte in salsa swing/jazz/reggae di “Stress” e “Holy Diver” (Ronnie James Dio), un’esaltante “Disco Queen” e l’emozionante “Second Love”. Sul finale tutti i musicisti si presenteranno sul palco per la conclusiva “1979″, ma ancor prima giunge inattesa la cover del grande classico dei Kansas “Dust in the Wind”. E dopo il concerto, al di fuori del locale, già si mormorava che il prossimo album dei Pain of Salvation sarà sostanzialmente un lavoro acustico…
Setlist (Anneke Van Giersbergen):
My Electricity (The Gathering)
4 Years (Agua de Annique)
Time After Time (Cyndi Lauper cover)
Beautiful One (Agua de Annique)
Locked Away (The Gathering)
Circles
All I Want Is You (U2 cover)
Setlist (Pain of Salvation):
Falling Home
Diffidentia
Linoleum
Ashes
Help Me Make It Through The Night (Kris Kristofferson cover)
To the Shoreline
Holy Diver (Dio cover)
Stress
Disco Queen
Second Love
Iter Impius
Spitfall
The Perfect Element
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Dust in the Wind (Kansas cover)
Chain Sling
1979