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Pakistan-Sicilia

Creato il 08 maggio 2011 da Casarrubea

Pakistan-Sicilia

Totò sceicco

Chi è Osama Bin Laden? Che cosa sappiamo su questo singolare sceicco miliardario? Poco o niente se non i filmati in cui appare maneggiando un mitra, circondato da uomini barbuti e incappucciati, o mentre lancia invettive contro l’Occidente simbolo del male estremo.

L’ultima notizia, divulgata dai media di tutto il mondo, è che sarebbe morto nel corso di una incursione dei Corpi speciali statunitensi in Pakistan. Con buona pace di molti. Capi di Stato e comuni cittadini. Tutti finalmente tranquillizzati dalla lieta novella.

Peccato che le cose siano un po’ più complesse di come ce le fanno credere. Infatti Bin Laden è una creatura della Cia, dalla fine degli anni Settanta, quando è armato e pagato per combattere  contro l’Armata Rossa che ha invaso l’Afghanistan.

E poi sappiamo che la sua famiglia, originaria dell’Arabia Saudita, ha fatto grandi affari per mezzo secolo sul petrolio con i magnati dell’aristocrazia statunitense, a cominciare dalla famiglia Bush.

Senza contare che alcuni mesi prima dell’11 settembre 2001 Bin Laden avrebbe incontrato alcuni agenti della Cia in Africa, e che due giorni dopo il crollo delle due torri alcuni suoi familiari avrebbero lasciato segretamente il territorio americano con il placet di George Bush junior.

Che c’è da dire inoltre? L’opinione pubblica ha solo alcuni frammenti di informazione. Ad esempio  che è cresciuto nella cultura anglosassone e che parla diverse lingue. La sua biografia ci appare come un grande film i cui sceneggiatori sono delle menti raffinate che nel tempo hanno saputo costruire un kolossal da intrigo internazionale, il cui personaggio principale ci ricorda più i fumetti propagandistici di Capitan America che non il mondo arabo e islamico. Insomma, un nemico se non ce l’hai te lo devi inventare a tavolino perché solo così una grande potenza può giustificare dinanzi al mondo le sue efferatezze, che si chiamano Iraq, Afghanistan, Libia, Somalia e via dicendo.

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Capitan America

Siamo arrivati al paradosso che i media giurano e spergiurano che l’ultimo filmato che sarebbe stato trovato nel suo covo, ritrarrebbe il grande terrorista dinanzi a uno schermo televisivo con il telecomando in mano. Roba da fare ridere i polli se non fosse che l’affaire Al Qaeda ha già provocato decine di migliaia di morti in tutto il mondo.

 E ora ci raccontano la favola di un’operazione da commandos in stile holliwoodiano, con la cattura dello sceicco e la sua immediata sepoltura in mare. Amen.

E’ successo altre volte nella storia del Ventesimo secolo. Morto il diavolo, il mondo tira un sospiro di sollievo, quando in realtà occorre interrogarsi sulle non poche contraddizioni che si registrano lungo il percorso di questa e di simili altre vicende. Perché è dimostrato anche dalla nostra storia recente che lo Stato fabbrica i suoi nemici per raggiungere i suoi scopi, per  poi eliminarli o accordarsi con loro in quanto hanno già esaurito la loro funzione.

L’Italia è stata la madre della sperimentazione terroristica applicata dagli Usa a livello globale fin dalla seconda guerra mondiale. Lo dice anche William Colby, capo della Cia negli anni Settanta: “L’Italia è stato il più grande laboratorio di manipolazione clandestina”. C’è poi l’inquietante “Manuale d’intelligence per la propaganda occulta” redatto dai Servizi Usa già nel lontano maggio 1946 e da noi pubblicato integralmente in questo blog. La teoria dei “falsi incidenti” dimostra quanto questo manuale abbia fatto scuola e sia di straordinaria attualità.

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Gringo

Un Bin Laden tutto nostrano noi l’abbiamo già avuto.  Si chiama Salvatore Giuliano e anche la sua  storia è stata scritta da sceneggiatori abilissimi come il giornalista spia Mike Stern e dal capo del controspionaggio in Italia James Jesus Angleton. Un personaggio da romanzo che serviva a giustificare ogni azione lecita e illecita contro la giovane democrazia italiana nata dalla Resistenza. Anche di lui ci dicevano che viveva tra le montagne e che rubava ai ricchi per dare ai poveri. Peccato che i documenti da noi ritrovati negli ultimi anni in America e in Inghilterra, provano che questo criminale era un terrorista nero che viveva tra Milano, Taranto, Roma, Torino e Palermo, e che le sue frequentazioni riguardavano il fior fiore di Cosa Nostra e dello spionaggio internazionale.

Anche Turiddu Giuliano, esaurito il suo compito paramilitare, fu fatto “morire” nella notte tra il 4 e il 5 luglio 1950, in un cortile di Castelvetrano. E anche il suo “cadavere”, come quello di Bin Laden, non ebbe gli onori di una veglia da parte dei familiari e di un funerale con tutti i crismi della ritualità religiosa.

In ogni modo, un morto vero, in tutta questa storia grottesca di Bin Laden, c’è. E’ l’informazione che non ha fatto altro che propinarci le veline dei Servizi americani sul presunto blitz del primo maggio in Pakistan. Senza un minimo di analisi critica. Ma che ci possiamo fare? Il pensiero unico ha ormai fatto terra bruciata di uomini e cose.  A  cominciare da Barack Obama, che sembra aver barattato la sua rielezione nel 2012 con una serie di guerre contro Libia, Siria e, dulcis in fundo, l’Iran.

Ma i reporter di eccezione, per fortuna, esistono ancora. Come il nostro amico Giulietto Chiesa, che nei dibattiti televisivi degli ultimi giorni ha letteralmente sbaragliato i lecchini dell’informazione nostrana.

Giuseppe Casarrubea e Mario J Cereghino


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