Dall'inchiesta, coordinata dalla Procura di Palermo, sono emersi oltre 180 «padroncini» che lavoravano senza pagare le imposte dietro al «paravento giuridico» delle cooperative e oltre 1.000 i lavoratori impiegati in diverse aziende siciliane formalmente assunti dalle coop che poi non versavano i contributi previdenziali ed assicurativi.
Il sistema escogitato ha permesso, negli anni, di incassare grossi vantaggi fiscali a numerose aziende del settore della distribuzione, alcune delle quali sottoposte a sequestro perchè di proprietà di indiziati di mafia.
L'inchiesta ha fatto emergere la presenza di arrestati per mafia fra i soci e i dipendenti di alcune cooperative e l'emissione di fatture false a favore di alcune coop da parte di due aziende riconducibili ai boss di Brancaccio Graviano.
La Finanza ha accertato inoltre fatture per operazioni inesistenti per 120 milioni di euro e illecite compensazioni di debiti erariali per oltre 16 milioni di euro.
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