Ecco cosa succede, cosa si scrive quando si parte per la tangente… e non si ritorna! E’ solo un momento di svago, per sorridere tra me e me. Voi cosa ne pensate? Si assomiglia un po’ allo sfogo che mi era capitato qui, qualche tempo fa…
Ma tornerò saggia, promesso… ora vi lascio alla lettura. Demenziale lettura.
Panico in regia.
Era una notte buia e tempestosa. Il capitano Pinko Panino avvolto nel suo nero mantello da barbablù svolazzava tra le vie sgretolate di SmellTown.
Laggiù, quasi verso il mare dove aveva ormeggiata la sua vecchia Parla Nera, (una nave parlante che gettava inchiostro nero ad ogni parola ma che ogni tanto balbettava) una luce rossa lampeggiò una volta, improvvisamente.
Poi lampeggiò due volte, meno improvvisamente. La terza volta lampeggiò verde, tanto per mantenere alta l’attenzione e non abituare gli abitanti.
Con un sobbalzo nel cuore il capitano Pinko Panino si fermò: nella via umida e tortuosa risuonò il rumore sordo del legno della sua gamba percossa e inaridita, tu de l’inutil vita estremo unico fior…
Dicevamo?
Ah sì… scusate per l’interruzione pubblicitaria abbiamo tolto la suspance ma dovevamo…
Dicevamo?
Ah sì… pasta del Capitano.
Ma riprendiamo.
Il rumore sordo del legno della sua gamba risuonò: non era stata isolata con Sara Toga il silicone sigillante- per labbra plastiche e chirurghi a canotto- in confezione limitata.
Il rumore sordo del legno della sua gamba risuonò.
Si ricordò di quando da piccolo passò di lì con sua madre, Carmela Carmencita de Lavaccias y Caballero; ora ricordava meglio, qualcosa si metteva a fuoco mano a mano che la luce del sobborgo più sobborgo di Caracas si fulminava lampeggiando con la scritta ‘Pampero’.
Là, proprio all’ombra di quella scritta, egli era stato concepito… ma questo lui non lo ricordava, era stata sua madre a raccontarglielo. Ma non ne era stato sicuro fino a quel sobbalzo del cuore…
Fu così che ancheggiando con il legno della sua gamba si diresse verso quella scritta e si trovò di fronte a una porta verde piena di muschio e smagliature; da dentro proveniva rumore di tango e maracas e un odore di fritto come quello che succede solo da Mac Donald Duck- il nipote (povero) di Paperon de Peperoni.
Si appoggiò alla porta, come in preda a un tumulto troppo grande di Mercuriocromo. Si spalmò il Lasonil sull’occhio cieco. MA NO! QUESTA è PUBBLICITA’! DOPO DOPO! NON INTERROMPETEMI LA SUSPANCE!
E non appena entrò vide seduto al banco Don Chisfotte della Manica, intento a gustare un rum e a giocare a carte con Pinkio Orecchino, il fratello di Pinko Panino.
‘Tu, capitan Grancassa!’ Tuonò vedendo nell’angolo un suo vecchio compagnone.
‘Ehi chi si vede! Corpo di mille giarrettiere! Il vecchio Pinkio Panino!’.
Ma qui ci stiamo dilungando troppo nella narrazione, e per mantenere alta la suspance abbiamo deciso di raccontarvi il finale solo alla prossima puntata- che non ci sarà perché i bassi ascolti di audience hanno sconsigliato al produttore di metterla in onda. Meglio la partita dell’Itaglia. L’Itaglia ch’è mesta e dell’elmo di Scipio s’è incinta la testa (ma come fa a essere incinta in testa lo sa solo Mameli che l’ha scritto… o non era così?Io non l’ho mai capito, questo particolare- gli altri sì…).
Quindi alla prossima appuntata.
Comandi!
Puntata, ohè!