Panorama: Commento sulle elezioni in Turchia (2014)

Creato il 04 aprile 2014 da Istanbulavrupa

(pubblicato su Panorama, edizione del 3 aprile 2014; mia versione, prima del lavoro redazionale)

Che cosa è successo
Recep Tayyip Erdoğan e il suo Partito della giustizia e dello sviluppo (Akp) hanno vinto le amministrative del 30 marzo in Turchia, ottenendo il 45% dei consensi e conservando la guida di Istanbul e Ankara. Le opposizioni kemalista e nazionalista – il Chp e il Mhp – si sono fermate al 28 e al 15%, il Bdp/Hdp filo-curdo al 5%. La campagna elettorale è stata durissima, segnata dallo “scandalo corruzione” che ha investito la famiglia del premier, dal pugno di ferro del governo contro i magistrati responsabili dell’inchiesta, dal blocco di Twitter e Youtube per fermare la diffusione online di registrazioni compromettenti. Si è scatenata una la lotta fratricida tra l’Akp e la confraternita religiosa di Fethullah Gülen, accusato di controllare i procuratori ostili e di aver inscenato un golpe strisciante; l’ha spuntata Erdoğan: che nel suo discorso trionfale ha minacciato dure ritorsioni con “schiaffi ottomani”.

Che cosa hanno scritto
Il quotidiano turco Radikal sostiene che in una qualsiasi democrazia accuse di corruzione come quelle contro l’Akp avrebbero fatto cadere il governo; Erdoğan ha invece perso solo il 5% rispetto alle politiche del 2011: il suo segreto è la “polarizzazione”, scegliere un nemico – in questo caso Gülen – e attaccarlo senza pietà per attrarre consenso. Le Monde riprende l’adagio “chi prende Istanbul conquista la Turchia” per valutare l’esito delle elezioni, presentate come un vero e proprio referendum sul premier: che “ha scacciato i dubbi sulla sua popolarità a livello nazionale, ottenendo un grande successo”. Il Financial Times ha invece dato spazio a cosa accadrà dopo, citando direttamente il primo ministro: vuol “far pagare il prezzo” del “tradimento” ai gülenisti, ha già preso posizione per le presidenziali dicendosi “pronto a dedicarsi a qualsiasi missione gli verrà affidata”.

Che cosa succederà?
(Hasan Basri Yalçın, Università del commercio di Istanbul)

Erdoğan ha ottenuto dai suoi elettori un mandato per combattere i gülenisti nella magistratura e nella burocrazia: lo farà con estrema decisione e rapidità, al contempo utilizzerà una retorica più soft. Poi riprenderà certamente il percorso delle riforme democratiche: non c’è altra strada per la Turchia, senza riforme si tornerebbe al caos politico ed economico degli anni Novanta.

Il premier ha ottenuto con il 45% dei voti la legittimazione a diventare presidente, visto che può arrivare senza troppi problemi al 50%; l’attuale presidente Gül è invece la figura più indicata per prendere il suo posto alla guida del governo, perché grazie alla sua personalità conciliante continuerebbe a fargli da contrappeso.


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