Papa Bertone (e dintorni)

Mi assento un momento dal volo e succede di tutto. Vicende alla Re Cecconi, meteoriti come chicchi di grandine, arresti che neanche a Tangentopoli.
Quello che ho vissuto io, però, anche meglio. Tanto che, sollecitato a scrivere di/su Pistorius, non ho potuto che ricordare di averlo già fatto.
Non resta che aggiungere un breve capitolo giornalistico (non di cronaca posto che non sappiamo nulla, i ritratti psico-sociologici a sangue caldo andrebbero verificati con la polizia sudafricana). Giornalismo, dunque. In un mondo normale il ragazzo avrebbe fatto serenamente le Paralimpiadi e la vicenda (anormale anche questo) sarebbe stata archiviata in Italia con una breve: “Campione disabile spara alla fidanzata in Sudafrica, è giallo”.
In un mondo normale, ecco l’aggancio, i quotidiani scriverebbero quattro pagine, ma ogni giorno, di/su Marcelo Sánchez Sorondo. Quante ce ne ha raccontate il monsignore che, mia ignoranza, compariva su Wiki, perfino prima di ieri sera, come «accademico, filosofo, vescovo cattolico e teologo argentino, famoso anche perché ricopre l’incarico di Cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze e della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali».
In un mondo normale, anziché di Pistorius, si discuterebbe di cellule staminali e ogm per come ce ne ha parlato Marcelo. Uomo di storia e segreti del Vaticano misteriosamente (nel senso del caso) capitato a un tavolo milanese di persone miste, Sánchez ha illuminato una serata al ristorante Al Porto (piazzale Cantore, Milano), delizioso locale situato in un veccchio casello daziario, due salette interne e una veranda, la presenza rassicurante del proprietario, il signor Domenico, e le certezze dello chef Emilio.
Avrebbe dovuto essere una recensione, questa. Ma, con troppi segreti in pancia (Bertone è favorito, accontentatevi di questo), mi limito a indirizzarvi Al Porto e a chiedere non meno che una frittura della casa e una pezzogna. Raccomandando solo di limitare un po’ il sale.