Lo ammetto, sono un po’ destabilizzato.
Sì, perché dopo una vita a difendere mediaticamente la Chiesa, a spiegare che le scarpe rosse del Papa sono segno che ricorda il martirio e sono confezionate da un ciabattino e non sono di Prada; dopo anni a combattere contro la storia che la Chiesa sarebbe ricca perché i cardinali e i vescovi portano la croce o gli anelli d’oro e la sesquipedale sciocchezza che “se fondessero quell’oro per darlo ai poveri…” e che la mantellina in ermellino del Papa è un indumento tradizionale non assemblato in spregio dei poveri animaletti o per lusso e che l’imponente servizio di sicurezza che gira intorno ad un pontefice è inevitabile perché è un personaggio molto esposto e da tanti odiato e, come ci testimoniano eventi del passato, anche possibile bersaglio di attentati terroristici e dopo che ho spiegato che la “papamobile” non è un’auto di lusso ma un mezzo modificato per fare in modo che un papa, spesso avanti negli anni, possa comodamente passare in mezzo alla folla in piazza senza rischiare che qualche folle o peggio violento gli faccia del male e che insomma, tutti questi gesti esteriori non sono importanti quanto l’umiltà interiore e che l’amore preferenziale per i poveri si vive e si testimonia anche senza bisogno di fare grandi gesti esteriori, arriva papa Francesco.
Papa Francesco non ha la croce pettorale d’oro ma di ferro. Papa Francesco non ha le scarpe rosse ma nere. Papa Francesco ha l’anello piscatorio d’oro? Ma no, naturalmente, è d’argento. Papa Francesco non usa la mantellina in ermellino (ma questa nemmeno altri predecessori). Papa Francesco non gira in “papamobile” ma su una jeep scoperta. Papa Francesco abbraccia e bacia tutti e si immerge nella folla con grande apprensione degli addetti alla sicurezza. Papa Francesco viaggia in bus con gli altri cardinali. Papa Francesco vuole una Chiesa povera per i poveri. Papa Francesco si chiama Francesco.
E tutto quello che c’era prima?
Era prima, e non significa fosse sbagliato.
Alla fine è più semplice di quello che sembra.
Era quello che voleva lo Spirito prima, e che forse non vuole più adesso, ma che forse ritornerà in futuro.
Forse.
E quello di adesso è semplicemente papa Francesco, coerentemente a quello che è stato da vescovo e poi da cardinale Jorge Mario Bergoglio.
E lo è con un continuo richiamo alla preghiera e all’affetto per il suo predecessore Benedetto XVI all’umiltà del quale si ispira.
Semplice, o no?
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