Da piccola mi è sempre riuscito meglio fare gli aeroplanini di carta che le barchette. L’aereo era più semplice, immediato e poi lo potevo far volare…o meglio, schiantare contro l’armadio più vicino o farlo atterrare sul banco del compagno di classe. A sopperire alla mia scarsa abilità manuale ci pensava papà: lui era l’uomo di mare, lui era, ed è, l’esperto di nodi marinari, barche di legno e barchette di carta.
E’ da parecchi mesi che queste “paper boat” mi girano per la testa e, guarda un po’ il caso, si materializzano sotto varie forme ovunque io vada. Ciondoli, orecchini, stampe…addirittura una sera, a cena, i vicini di tavolo, in preda a non so quale malattia mentale, hanno fatto quintali di barchette di carta, da grandi a minuscole, lasciando quella flotta distesa sul tavolo tra bicchieri vuoti, forchette usate e cucchiaini da caffè sporchi. Un flash, avete presente quei momenti in cui tu pensi intensamente ad una cosa e la vedi ovunque? Ecco, è stato uno di quelli.


















Float, move, love!!
