Da laica (agnostica), non ho molta simpatia per la Chiesa: ormai rappresenta di tutto e di più, anche sotto il profilo economico e finanziario. Inoltre è una struttura rigidamente gerarchica, il che alimenta nascoste lotte di potere per accedere ai gradini più alti, in quanto sotto la tonaca ci sono pur sempre degli uomini con le loro ambizioni.
Una cosa è la Chiesa, altro è la Fede, che non ha bisogno di monumenti ed orpelli: basiliche, cattedrali, statue, dipinti, affreschi non stanno a significare la grandezza divina, ma quella degli uomini che hanno realizzato tali opere o dei mecenati che le hanno commissionate.
C’è più fede sotto la tonaca di un frate che sotto lo zucchetto cardinalizio.
Dietro il gesto di Benedetto XVI non vedo complotti e simili, come riportato da certa stampa: noto semplicemente la stanchezza di una persona quasi ottantaseienne che non ha più le forze materiali e spirituali per sostenere un simile incarico. Molti hanno confrontato la situazione con quella del suo predecessore che ha resistito fino alla fine, nonostante i mali che lo affliggevano: è una mia personalissima opinione, ma Giovanni Paolo II ha esibito, oserei dire perfino “spettacolarizzato” il suo dolore, con l’appoggio dei mass media, resistendo ben oltre il limite dei 75 anni che Paolo VI aveva imposto ai porporati per restare in attività ed agli 80 anni per poter accedere al Conclave.
Contrariamente a tanti, non ho amato Giovanni Paolo II: riconosco che ha avuto molti meriti, a volte sopravvalutati, come quello della denuncia dei regimi comunisti in Europa, causando una caduta che sarebbe comunque avvenuta entro breve tempo, ma mi infastidiva quel suo chiedere scusa per i torti commessi dalla Chiesa in tempi assai remoti, come le Guerre Sante, anche perché tra le due religioni non c’è reciprocità, e per i suoi rapporti con certe destre estremiste, specie argentine. E contrariamente a Benedetto XVI non aveva mai preso una decisa posizione nei confronti dei casi di pedofilia attribuiti a membri del clero.
Adesso c’è la curiosità sul successore, e questo è uno dei rarissimi casi in cui non si può dire che “morto un papa, se ne fa un altro”.