Magazine Diario personale
Era sabato e io e Hitomi, mia inseparabile amica, non vedevamo l’ora di finire il nostro lavoro part time come promotrici di prodotti di bellezza per un negozio che aveva aperto da poco a Shibuya. Ma il pomeriggio passò in fretta e si era già fatta l’ora di cena, così ci mettemmo subito d’accordo per dove trovarci e sull’orario.
I miei genitori erano usciti con la mia sorellina a cena, quindi avevo già la cena pronta a base di ramen. Mangiai in fretta, nonostante il ramen fosse bollente, così ebbi il tempo di farmi una doccia e prepararmi dignitosamente per la festa. Ero elettrizzata all’idea di incontrare un sacco di gente. Ma il mio obiettivo rimaneva sempre quello di trovare il mio principe azzurro. Forse ci speravo troppo: ogni volta che uscivo, non trovavo mai nessuno che fosse all’altezza delle mie aspettative. Tutti stupidi, immaturi e volgari….sognavo il romanticismo, qualcosa che mi facesse battere il cuore come non mai.
Quella sera dovevo essere perfetta ad ogni costo, se volevo realizzare il mio sogno. Indossai l’abito azzurro che avevo comprato qualche giorno prima, le calze a rete rosse che riprendevano la fantasia della maglia, le mie zeppe bianche a stivale; pettinai i miei capelli cotonandoli per bene fino a formare una maestosa criniera, agghindando il mio sontuoso ciuffo con mollette a forma di stelle e fiori. Aggiunsi infine un cerchietto rosso con una fragola di lato. Mi mancarono solo le unghie che decisi di dipingerle di azzurro, aggiungendo qualche fiorellino bianco. Gli occhi erano contornati d'ombretto bianco e azzurro, definiti con la matita nera.
“Sono veramente perfetta come dicono?” mi chiesi guardandomi e rimirandomi allo specchio.
La mia figura esile e non troppo formosa, rinchiusa in quel vestitino mi piaceva molto. Mi immaginai di essere una vera principessa: l’abito iniziò a trasformarsi, divenendo sempre più ampio con tanto di strascico dietro. Sulla mia testa avevo una coroncina di diamanti e lo specchio era grandissimo, così da potermi ammirare nella sua immensità. Proprio in quel momento mi innamorai sempre di più della mia figura, anche se fiabesca.
“Se non sono perfetta per gli altri, sarò perfetta per me stessa….o forse non è così?” mi chiesi titubante, ma provai a sorridere allo specchio. Proprio in quel momento di grande dubbio la magia svanì, e tronai la Megumi di sempre.
Si erano fatte le 9 ed era ora di avviarsi alla metro. Presi la borsetta di stoffa bianca con fantasia di fiori delle Hawaii, uscii di casa chiudendo ripetutamente la porta a chiave, per esser certa che fosse chiusa.
Percorsi metà via di Shibuya e c’era ancora tanta gente: spesso e volentieri erano giovani che si trovavano anche solo per andare in sala giochi, ad un karaoke o a qualche concerto. Corsi giù per le scale della metrò, svoltai l’angolo e…andai disgraziatamente addosso ad un tizio con così tanta forza, che cademmo entrambi a terra.
“Oh accidenti! Che male!” esclamai riprendendo la borsa, e alzandomi da terra. Guardai per
un attimo se il tizio con cui mi ero imbattuta non si fosse fatto niente.
“Mi scusi sono desolata ! Tutto a posto?!” dissi , scusandomi ripetutamente e facendo diversi inchini in segno di scuse.
“Dannazione, la mia camicia….” Disse il tizio guardandosi la camicia e sbuffando. Notai una grossa macchia bagnata sulla sua camicia barocca, e retrogusto gotico. Lui si rialzò piano, riprendendo il cilindro e rimettendoselo in testa. Aveva dei capelli lunghissimi e anche quelli, purtroppo, bagnati dalla bevanda che stava sorseggiando fino a poco prima dell’impatto con la sottoscritta sventurata. Era una figura alta ed elegante, incuteva timore e il suo sguardo era cupo come la notte. Mi vennero i brividi e temetti il peggio. Quello era un ragazzo che molto probabilmente ascoltava rock o melodie gotichc-metal, mi avrebbe uccisa a suon di morsi, magari degustando il mio sangue, pensai. Oppure avrebbe compiuto qualche maleficio con una bambolina voodoo per vendicarsi degli sventurati che si sarebbero imbattuti in lui, continuai a pensare.
“Tu stai bene? Ti sei fatta male? ” chiese. La sua voce era così profonda che per un attimo mi sciolsi, quasi mi sorprese, ma cercai ugualmente di riprendermi e rispondere.
“No no! Chiedo scusa di nuovo.... sono stata una stupida, dovevo guardare avanti…”
“Già, forse! Ma il danno è fatto ormai … con permesso..” disse andandosene, salendo le scale della metro per dirigersi in chissà quale posto.
Rimasi di stucco, non mi aspettavo che un gotico non si arrabbiasse dopo un gesto maldestro da parte di una sconosciuta. Forse avevo troppi pregiudizi verso certe categorie di persone. Pensavo sempre che fossero dei predicatori del male e che pensassero solo a cose brutte, come la morte, la tristezza, la malinconia. Io invece ero il genere di persona a cui piaceva molto divertirsi, vivere la vita senza pensieri, ed essere la protagonista di tutte le storie. Ero una principessa che sognava la vita da favola tutta rosa e fiori, odiando il nero e ripudiando il male, la tristezza, la morte. Eppure il mondo non era affatto così, e continuavo a negarlo, come una bambina alle prese con i propri capricci.
Nel frattempo decisi di prendere il treno che stava quasi per partire, e dopo essermi seduta osservai il paesaggio di Tokyo notturna, illuminata dalle luci dei palazzi imponenti della città: quelli erano i momenti in cui rivedevo la mia vita, ricordavo quanto fosse bello e spensierato vivere. Come si poteva pensare alla malinconia, in giovane età? Così mi tornò in mente quel ragazzo, a quel genere di persone a dir la verità, non ci avevo mai fatto caso. Mi limitavo ad ignorarle, mentre le altre mie amiche le snobbavano, prendevano in giro per i loro vestiti assolutamente barocchi, che ricordavano le bambole di porcellana da collezione, i loro trucchi quasi inquietanti che facevano tornare in mente il conte Dracula o i film dell’orrore. Non erano assolutamente il tipo di persone che avrei voluto frequentare, ma la curiosità a volte era così grande che un giorno mi sarei voluta fermare e chiedere il perché del loro essere e vestire. Ero curiosa, non snobbatrice!
Arrivai dopo cinque minuti nella zona dove Hitomi mi stava aspettando.
“Hey Megumi! Sei pronta per la serata? Hanno detto che ci sono un sacco di bei ragazzi! Speriamo bene!” esclamò prendendomi per braccetto.
Arrivammo a destinazione, in una discoteca che aveva l’aspetto di una casa con muri neri e dentro era un mondo di cristalli e colori. Ero giunta al mio castello, dove si sarebbero tenute le danze per tutta la notte! Io e la mia amica, con tanta musica e colori...tutto così bello! Girammo nel grande salone della discoteca e ci prendemmo da bere. Non ricordo cosa presi, ma ero certa di quanto fosse buono, succoso e fresco. Mentre però giravamo con i cocktail in mano, un tizio che stava parlando con un suo amico e teneva in mano dei dischi si scontrò addosso a me. E il cocktail mi si rovesciò addosso …Sarà stata una vendetta del misterioso ragazzo della metropolitana?
“Oh cazzo!” esclamai guardandomi il vestito un po’ bagnato di cocktail.
“Scusa! Non volevo! Sono terribilmente imbarazzato!” esclamò il tizio mettendosi la mano sulla fronte per l’imbarazzo.
“No, non fa niente…almeno così posso dire di aver sfoggiato il vestito!” esclamai scocciata andandomene via con la mia amica, ma il ragazzo mi fermò afferrandomi il polso.
“Voglio farmi perdonare...” Disse guardandomi negli occhi. I suoi occhi erano lucenti e neri, il viso dai lineamenti delicati, pelle abbronzata, capelli rossi con qualche meches bianca che scendeva da un lungo ciuffo che copriva in parte il suo volto.
“Wow..” pensai. Il ragazzo aveva del fascino!
“Allora… potresti offrirmi da bere che ne dici?” Proposi, mentre vidi la mia amica che stava già colloquiando con l’altro ragazzo.
“Certo non ora, ma dopo ti offro un cocktail che non ti scorderai mai!”disse lui con un grande sorriso.
“Mmm…posso fidarmi? Vedremo…” dissi poco fiduciosa e facendo cenno a Hitomi di andarcene.
Ci sedemmo su delle poltrone bianche di pelle, comode a tal punto da rischiare di addormentarci.
Poi iniziò veramente la serata: era mezzanotte e la musica invadeva le nostre menti manovrando i nostri corpi. Peccato che ci fosse più gente seduta a fare quattro chiacchiere più che a ballare! Ad ogni modo i pensieri svanirono, e con loro ogni preoccupazione. Ero dall’altra parte del mondo, così pensai. Dopo due ore che stavamo ballando ad un tratto si sentì una canzone degli anni ’80, che adoravo particolarmente. Rimasi in pista a ballare come una pazza quella canzone: proprio in quel momento chiusi gli occhi, sognando ancora una volta di vestire il mio lunghissimo e ampio abito da principessa, ballando con il mio futuro principe azzurro che indossava una maschera. Poi riaprii gli occhi e ad un tratto mi voltai verso il posto del Dj, notando che alla console c’era proprio il tizio che mi aveva accidentalmente “bagnata”. Lui mi sorrise, muovendosi a ritmo di musica. Quasi rimasi ammaliata dal suo sorriso, così solare! Continuammo a guardarci per qualche eterno istante.
“E se fosse lui?” pensai, continuando a sognare ad occhi aperti. Così decisi di andare da lui, salendo sul cubo e avvicinandomi alla sua postazione.
“Io sto ancora aspettando il cocktail!!” ricordai al Dj. Lui continuava a sorridermi e guardarmi negli occhi. Potevo vederne la lucentezza.
“Non temere! Dopo te ne offro uno indimenticabile, promesso! Come ti chiami?”
“Megumi!”risposi, appoggiandomi al muretto della sua postazione da Dj.
“Megumi….bella ragazza, bel nome… sei bella!” disse.
“Non esageriamo!” dissi e nel frattempo finì la mia canzone preferita. Proprio mentre continuavamo a perderci l’uno nello sguardo dell’altra come per studiarci nel profondo dell’animo, prese il microfono e disse:
“Adesso dedico una canzone ad una ragazza, che giustamente pretende risarcimento danni!”. Infine mise una canzone bellissima. Era una canzone romantica, ma dal ritmo veloce e incalzante. Quel momento avrei voluto non finisse mai! Poi scese e il suo posto lo prese un altro suo collega. Si mise davanti a me e si inginocchiò. Allora era vero che era un principe?
“Mi concede questo ballo, Megumi?” disse. Non sapevo cosa fare, non sapevo come muovermi, il mio cervello in quel momento era andata in tilt in una situazione così imprevista. Così lasciai agire il mio cuore, sorridendo timidamente e arrossendo tantissimo per l’emozione. Sembrava di vivere un piccolo frammento d’un grande sogno.
“Sì!” dissi entusiasta. Lui si alzò, mi prese la mano e iniziammo a ballare lentamente. Qualche istante di silenzio, accompagnato dalle melodie della canzone, erano il contorno di una magia che si stava creando dal nulla.
“Spero che tu non te la sia presa troppo per l’incidente di prima…” disse il ragazzo con imbarazzo.
“Non più ora. Come ti chiami?” chiesi.
“Hizaki…” disse lui mentre accompagnava i miei passi dolcemente, tenendo una mano su un fianco e l’altra che sorreggeva la mia. Il suo profumo, che sentivo dal suo petto, era buonissimo e mi ricordava le fresche giornate estive. La sua chioma metà rossa e metà bianca sparata, abbinata a quel profumo , mi fece pensare a lui come una dolce fragola con la panna …. tutta da mangiare!
“Piacere di conoscerti …” dissi e intanto mi lasciai trasportare dalla canzone e dalla sua dolcezza in quella danza. Non era aggressivo come gli altri ragazzi, e non era troppo provocatore. Si mostrava timido, ma non imbarazzato. Continuava a guardarmi negli occhi, e in certi momenti mi sentivo così intimorita da quella dolcezza. Non sapevo come affrontarlo, non sapevo cosa fare. Avevo solo una miriade di farfalle nello stomaco.
La canzone finì, e ne iniziò un altra. Lui si allontanò da me, ma mi teneva ancora le mani. Le sue erano così calde e morbide… che magnifica sensazione!
“Grazie Megumi.” Disse e mi sorrise.
“Grazie a te…” dissi arrossendo al suo dolce sorriso e se ne tornò al suo posto di Dj. Io rimasi lì, come imbambolata, mentre tornò da me Hitomi, che mi svegliò dal sogno facendomi piombare alla realtà.
“Hey Megumi! Dai andiamo a bere qualcosa … poi ce ne dobbiamo andare che è già tardi!” esclamò e in effetti si erano già fatte le tre di notte. Per qualche istante mi diede fastidio che lei me lo ricordasse. Avrei voluto tanto che la serata non avesse avuto fine!
Bevemmo un cocktail e poi andammo a prendere un taxi.
“Dimmi un po’….” chiese incuriosita Hitomi. Rimasi per qualche istante in silenzio, cercando di ricordare il viso del ragazzo, ma soprattutto la sua dolcezza. Era così bello che avevo paura di dimenticarmene facilmente!
“Hizaki…” dissi.
“E...com’è?”chiese.
“Non saprei…” mi limitai a dire, guardandomi le mani perfettamente curate, fantasticando su Hizaki, il suo modo di fare garbato e dolce, il calore delle sue mani.
“Ti ha poi offerto da bere?” chiese lei interrompendo i miei pensieri.
“E' vero!! Uffa…” esclamai e scoppiammo entrambe a ridere. Non mi aveva offerto nulla da bere, ma di certo mi aveva regalato una splendida serata.
Arrivammo a casa di Hitomi, e dopo esserci preparate per andare a letto, ci mettemmo a dormire. Io non avevo sonno: il sorriso dolce di Hizaki mi aveva elettrizzata.
“Io… innamorata?” pensai, guardando fuori dalla finestra la luna alta nel cielo.
“No! Devo conoscerlo meglio. Ragiona, Megumi!” Dissi e poi mi voltai dalla parte della porta, sognando ancora il saluto del dolce, e chissà, principe Hizaki.
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