Alex Zanardi, Cecilia Camellini, Federico Morlacchi, Annalisa Minetti; e ancora Martina Caironi, Oxana Corso, Alvise De Vidi, Oscar de Pellegrin. Senza dimenticare Assunta Legnante, Elisabetta Mijino, Matteo Betti e Alessio Sarri e via dicendo. Sono solo alcuni degli atleti che hanno portato in dote ben 28 medaglie dall’ultima edizione delle Paralimpiadi estive. 28, proprio come il bottino finale della truppa azzurra capitanata da Valentina Vezzali ai Giochi per normodotati, e che rappresentano un record assoluto per l’Italia ai Giochi Paralimpici estivi. Di buona parte di questi ragazzi ne avevo già parlato giovedì nella rubrica paralimpica, mettendo in luce come purtroppo per tutti loro l’oblio era diventato immediato non appena il grande mostro Pallone era tornato a divorare tutti gli spazi di primo piano all’interno dei media sportivi. E proprio per dare loro la giusta e meritata ribalta, ripercorriamo qui quei meravigliosi dieci giorni di emozioni dipinte d’azzurro.
Cecilia e Federico riscattano il nuoto – Cecilia è cieca fin dalla nascita e il mondo lo ha sempre visto attraverso gli occhi degli altri. Ma nel buio totale a cui è condannata da un parto prematuro, ha saputo trovare il suo sentiero tutto d’oro all’interno di una vasca clorata, al cui interno non ha rivali che riescano a stare al suo passo. E così nei 50 e nei 100 metri stile libero ha fatto man bassa di medaglie e record, e grazie a lei l’inno di Mameli ha potuto suonare all’interno dell’Aquatic Center. Non solo due medaglie d’oro, ma anche un bronzo nei 400 metri per cesellare la sua Olimpiade capolavoro. Due bronzi anche per Federico Morlacchi, nella categoria S9 riservata alle disabilità fisiche: la sua ipoplasia congenita al femore sinistro, non gli ha impedito di assencondare la sua passione per il nuoto e di ottenere risultati di tutto rispetto, su tutti il bronzo ottenuto nei 100 metri farfalla agli Europei in vasca corta organizzati dalla LEN nel 2010. Piccola precisazione, che poi tanto piccola non è: concorreva con atleti normodotati. Un’ultima cosa: non dite a Cecilia che è riuscita dove la Pellegrini ha fallito o che è meglio di Federica, perchè a lei i confronti non piacciono: “Non mi piace fare confronti perché non vorrei che si cadesse nell’equivoco: ‘Lei è meglio, oppure lei è peggio…’. Siamo diverse e basta, anche se rimaniamo colleghe“.
Alex, la leggenda – Alex Zanardi. Il nome basta e avanza, potrei anche fermarmi qui perchè la sua storia l’hanno raccontata tutti. Però…due medaglie d’oro e un argento nel team relay, in sella alla sua handbike percorrendo il tortuoso budello di Brands Hatch, lo stesso che qualche anno prima gli aveva regalato le prime vittorie con le auto da corsa. Una pista le cui salite “ti spezzano le gambe” (sue testuali parole), ma che Alex affronta a tutta prima di tagliare vincitore il traguardo e sollevare la sua handbike come fosse la Coppa dei Campioni. Due ori da solo, un argento nella staffetta a squadre assieme a Podestà (proprio la persona che, dopo un incontro fortuito in un autogrill, lo aveva iniziato alla bici a manovella) e Francesca Fenocchio. E poi Bargna e i fratelli Pizzi, e Michele Pittacolo anche loro a medaglia nel ciclismo, dove un’ingiustizia ha impedito a Fabrizio Macchi di esibirsi e molto probabilmente portare a casa una medaglia.
Martina va di corsa, Oxana pure – Martina Caironi, 22 anni, bergmasca. Un incidente in moto le è costata l’amputazione della gamba sinistra all’altezza del femore. A Budrio la conoscenza con l’atletica leggera e la voglia di mettersi in gioco: mai scelta fu più azzeccata! Nel 2011 si laurea campionessa del mondo, a Londra l’oro Olimpico con record del mondo. I suoi genitori, pur di seguirla nel giorno più importante della sua vita, si sono pagati biglietto e viaggio a Londra, lei li ha compensati come meglio non poteva. Dall’atletica sono arrivate altre medaglie: lo splendido bronzo di Annalisa Minetti nei 1500 metri piani, la doppietta d’argento di Oxana Corso, la favola d’oro di Assunta Legnante nel lancio del peso, lei che rimasta cieca per la degenerazione di un glaucoma si è presentata in pedana con la mascherina di Diabolik. Alvise De Vidi ha spinto la sua carrozzina fino all’argento nei 100 metri categoria T51, prima di lanciarsi nella nuova sfida del wheelchair rugby.
Oscar, Elisabetta e via via tutti gli altri – Da non dimenticare in questo bellissimo elenco di gloria azzurra paralimpica, anche i nomi di Pamela Pezzutto (argento nel tennistavolo), degli arcieri Oscar De Pellegrin (il portabandiera alla cerimonia d’apertura e vincitore della medaglia d’oro) ed Elisabetta Mijno (argento), degli schermidori che lasciano il segno anche a livello paralimpico con Matteo Betti (bronzo spada categoria A) e Alessio Sarri (bronzo scaibola categoria B).
OA | Alessandro Gennari