Ho avuto modo di recuperare il
discorso televisivo del primo ministro Monti. Devo dire che ho costretto i miei
neurotrasmettitori ad uno sforzo supplementare e l’ho ascoltato con la massima
attenzione che i miei emisferi cerebrali mi consentono. La cosa merita la
questione ha un impatto davvero dirompente sulle vite di tutti anche sulla mia
che sono quasi pronto alla tanatoprassi.
Dopo l’attenta riflessione che mi
permette l’arterioslerosi devo affermare che sono d’accordo con lui.
Sono d’accordo con lui perché
ritengo (almeno spero) che prima di fare simili affermazioni abbia ponderato ed
analizzato con pacata sobrietà il contesto nel suo insieme.
Immagino che Monti sappia che
oggi per prendere in affitto un appartamento, chiedere un mutuo, compare a rate
una vettura, lanciare un’offerta per un fegato nuovo è opportuno portare alla
controparte delle adeguate garanzie. Svariati anni fa, il tanghero da cui
affittai il mio primo appartamento (in pratica il ripostiglio di un garage: la
cucina distava dalla tazza del cesso 40 cm) mi chiese la busta paga e anche
quando acquistai la macchina, in concessionaria mi chiesero la stessa cosa: ed
erano tempi non sospetti.
Immagino che Monti sappia che se una
persona priva di quello che è il posto fisso come lo intendiamo oggi (un
lavoratore atipico, ad esempio) chiedesse un leasing gli farebbero una foto, la
stamperebbero in bianco e nero e correrebbero al cesso a pulircisi il culo. Immagino
che Monti sappia che un ragazzo di trent’anni con un contratto a 18 mesi che chiede
un mutuo ha le stesse speranze di ottenerlo che ha un concorrente del Grande
fratello di conseguire la terza elementare.
Do per scontato che Monti, per
fare simili affermazioni, abbia in mente una piccola grande rivoluzione atta a
garantire nella maniera più assoluta la stabilità economica di una persona ed
il completo accesso ai privilegi finanziari e contrattuali che adesso sono
appannaggio solo di chi dispone del contratto a tempo indeterminato.
Do per scontato che Monti, per
fare simili affermazioni, si stia attrezzando (o si sia già attrezzato) a
varare delle manovre che permettono ad una persona di cambiare impiego anche
venti volte nel corso della vita, salvaguardando l’inviolabilità del suo culo e
la certezza di avere la totale continuità lavorativa. Mi spiego: lavoro per
un’azienda o in un ente dal 1 gennaio 2015 al 25 febbraio 2020 e a partire dal
26 febbraio 2020 da un’altra parte (mantenendo, se non migliorando, il profilo
economico). Oppure: lavoro per un’azienda o in un ente dal 1 gennaio 2015 al 25
febbraio 2020, dal 26 febbraio 2020 vengo inserito in un percorso di
conversione professionale (percependo ovviamente la stessa retribuzione
dell’impiego precedente, a parità di regime contributivo, fiscale, etc.) fino
al 15 settembre 2020 e a partire dal 16 settembre 2020 comincio il nuovo lavoro
(che ovviamente avrà sede nello stesso comune di quello vecchio, salva diversa
contrattazione concordata).
Do per scontato che Monti, per
fare simili affermazioni, sottintenda che dobbiamo prepararci ad un futuro in
cui il posto non sarà fisso, ma in cui saranno fissi il lavoro e le ovvie
certezze che comporta avere un lavoro. Tale prospettiva è affascinante perché
effettivamente è bello poter cambiare, reinventarsi, mantenendo inalterate le
sicurezze del posto fisso. Fai cose… vedi gente…
Do per scontato che Monti,
facendo simili affermazioni, non intendesse invece dire: “A meno che non siate
figli di un cardinale scordatevi il posto fisso e preparatevi ad essere
licenziati al minimo starnuto… non avrete mai una casa di proprietà , una
macchina che non sia di seconda mano ed è difficile che possiate conservare
entrambi i reni… e se rimanete in mezzo ad una strada tanti saluti…�.
Come tutti, ignoro quali siano le
manovre che il governo Monti ha in mente di attuare (ed anche in tempi
risicatissimi visto che il premier ha affermato di considerare la propria esperienza
politica come a termine; quindi 2013: ho del tonno che sarà ancora commestibile
quando questo governò non ci sarà più) per rendere possibile questa variazione
che sarà sicuramente epocale; come tutti, posso solo aspettare e vedere. È
certo che un impianto di questo genere andrà ad invertire fortemente la rotta
di un paese dove perdere il lavoro a 56 significa automaticamente infilare la
testa in un cappio di filo spinato arrugginito e saltare dal quarto piano.
Nel mio piccolo gli auguro buon
lavoro perché è un’impresa titanica.
Ad ogni buon conto sono certo che
Monti volessi farci capire che occorre approcciarsi al mercato con nuove
prospettive ed abbracciare il dinamismo con fiducia perché la Repubblica
italiana continua ancora ad essere fondata sul lavoro e che chi lavora sarÃ
tutelato e non penalizzato dal rinnovamento che ci apprestiamo a vivere.
Se le cose non stessero così, a
mio modesto avviso, vorrebbe dire che lo Stato ha intenzione di
istituzionalizzare la flessibilità intesa come è attualmente (zero prospettive,
zero contributi, nessuna possibilità di crescita sociale o di stabilitÃ
economica), di ratificare che il divario tra privilegiati e plebaglia deve
crescere e di sancire che anche chi si è costruito piccole certezze con
sacrifici e fatica può trovarsi con il culo per terra su un marciapiede a
chiedere l’elemosina.
In tal caso immagino che molti
preferirebbero rimpiangere la noia del posto fisso rispetto alla disperazione
del precariato ad libitum (e ad nauseam) che la sostituirebbe.
Ho avuto modo di recuperare il discorso televisivo del primo ministro Monti. Devo dire che ho costretto i miei neurotrasmettitori ad uno sforzo supplementare e l’ho ascoltato con la massima attenzione che i miei emisferi cerebrali mi consentono. La cosa merita la questione ha un impatto davvero dirompente sulle vite di tutti anche sulla mia che sono quasi pronto alla tanatoprassi.
Dopo l’attenta riflessione che mi permette l’arterioslerosi devo affermare che sono d’accordo con lui.
Sono d’accordo con lui perché ritengo (almeno spero) che prima di fare simili affermazioni abbia ponderato ed analizzato con pacata sobrietà il contesto nel suo insieme.
Immagino che Monti sappia che oggi per prendere in affitto un appartamento, chiedere un mutuo, compare a rate una vettura, lanciare un’offerta per un fegato nuovo è opportuno portare alla controparte delle adeguate garanzie. Svariati anni fa, il tanghero da cui affittai il mio primo appartamento (in pratica il ripostiglio di un garage: la cucina distava dalla tazza del cesso 40 cm) mi chiese la busta paga e anche quando acquistai la macchina, in concessionaria mi chiesero la stessa cosa: ed erano tempi non sospetti.
Immagino che Monti sappia che se una persona priva di quello che è il posto fisso come lo intendiamo oggi (un lavoratore atipico, ad esempio) chiedesse un leasing gli farebbero una foto, la stamperebbero in bianco e nero e correrebbero al cesso a pulircisi il culo. Immagino che Monti sappia che un ragazzo di trent’anni con un contratto a 18 mesi che chiede un mutuo ha le stesse speranze di ottenerlo che ha un concorrente del Grande fratello di conseguire la terza elementare.
Do per scontato che Monti, per fare simili affermazioni, abbia in mente una piccola grande rivoluzione atta a garantire nella maniera più assoluta la stabilità economica di una persona ed il completo accesso ai privilegi finanziari e contrattuali che adesso sono appannaggio solo di chi dispone del contratto a tempo indeterminato.
Do per scontato che Monti, per fare simili affermazioni, si stia attrezzando (o si sia già attrezzato) a varare delle manovre che permettono ad una persona di cambiare impiego anche venti volte nel corso della vita, salvaguardando l’inviolabilità del suo culo e la certezza di avere la totale continuità lavorativa. Mi spiego: lavoro per un’azienda o in un ente dal 1 gennaio 2015 al 25 febbraio 2020 e a partire dal 26 febbraio 2020 da un’altra parte (mantenendo, se non migliorando, il profilo economico). Oppure: lavoro per un’azienda o in un ente dal 1 gennaio 2015 al 25 febbraio 2020, dal 26 febbraio 2020 vengo inserito in un percorso di conversione professionale (percependo ovviamente la stessa retribuzione dell’impiego precedente, a parità di regime contributivo, fiscale, etc.) fino al 15 settembre 2020 e a partire dal 16 settembre 2020 comincio il nuovo lavoro (che ovviamente avrà sede nello stesso comune di quello vecchio, salva diversa contrattazione concordata).
Do per scontato che Monti, per fare simili affermazioni, sottintenda che dobbiamo prepararci ad un futuro in cui il posto non sarà fisso, ma in cui saranno fissi il lavoro e le ovvie certezze che comporta avere un lavoro. Tale prospettiva è affascinante perché effettivamente è bello poter cambiare, reinventarsi, mantenendo inalterate le sicurezze del posto fisso. Fai cose… vedi gente…
Do per scontato che Monti, facendo simili affermazioni, non intendesse invece dire: “A meno che non siate figli di un cardinale scordatevi il posto fisso e preparatevi ad essere licenziati al minimo starnuto… non avrete mai una casa di proprietà , una macchina che non sia di seconda mano ed è difficile che possiate conservare entrambi i reni… e se rimanete in mezzo ad una strada tanti saluti…�.
Come tutti, ignoro quali siano le manovre che il governo Monti ha in mente di attuare (ed anche in tempi risicatissimi visto che il premier ha affermato di considerare la propria esperienza politica come a termine; quindi 2013: ho del tonno che sarà ancora commestibile quando questo governò non ci sarà più) per rendere possibile questa variazione che sarà sicuramente epocale; come tutti, posso solo aspettare e vedere. È certo che un impianto di questo genere andrà ad invertire fortemente la rotta di un paese dove perdere il lavoro a 56 significa automaticamente infilare la testa in un cappio di filo spinato arrugginito e saltare dal quarto piano.
Nel mio piccolo gli auguro buon lavoro perché è un’impresa titanica.
Ad ogni buon conto sono certo che Monti volessi farci capire che occorre approcciarsi al mercato con nuove prospettive ed abbracciare il dinamismo con fiducia perché la Repubblica italiana continua ancora ad essere fondata sul lavoro e che chi lavora sarà tutelato e non penalizzato dal rinnovamento che ci apprestiamo a vivere.
Se le cose non stessero così, a mio modesto avviso, vorrebbe dire che lo Stato ha intenzione di istituzionalizzare la flessibilità intesa come è attualmente (zero prospettive, zero contributi, nessuna possibilità di crescita sociale o di stabilità economica), di ratificare che il divario tra privilegiati e plebaglia deve crescere e di sancire che anche chi si è costruito piccole certezze con sacrifici e fatica può trovarsi con il culo per terra su un marciapiede a chiedere l’elemosina.
In tal caso immagino che molti preferirebbero rimpiangere la noia del posto fisso rispetto alla disperazione del precariato ad libitum (e ad nauseam) che la sostituirebbe.