C’è un’espressione che adoravo durante i miei studi di legge, ed è “diligenza del buon padre di famiglia”. Nell’adempimento dei propri obblighi, ciascuno di noi deve tenere un comportamento corretto, e per esprimere al meglio questo concetto si usa la similitudine con il “buon padre di famiglia”.
Evidentemente nell’immaginario collettivo, il padre di famiglia è una persona diligente, avveduta, saggia e accorta.
E noi (parlo almeno per chi scrive e, immagino, anche per chi legge) tutti i giorni cerchiamo, anche senza saperlo, di aderire a questo modello. Lo facciamo soprattutto in questo periodo di vacche magre, in cui per far quadrare i conti facciamo i salti mortali. A volte ci riusciamo, a volte no. Ma almeno possiamo dire di averci provato. In modo avveduto, diligente, saggio e accorto. Con la diligenza del buon padre di famiglia, appunto.
Proprio come dovrebbero fare i nostri governanti.
Cosa succede se il buon padre di famiglia è sommerso dai debiti, non riesce ad arrivare alla fine del mese e rischia il fallimento? Taglia il superfluo: riduce la paghetta dei bambini; cambia il modo di far la spesa e di mangiare: pasta e patate per primo; pollo e tacchino invece della vitella. E la comunione del piccolo Antonio? Evita festeggiamenti in pompa magna e opta invece per una festa più familiare.
I nostri governanti invece che fanno in tempi di crisi? Sembra che si siano limitati a tagliare le nostre buste-paghette.
Non solo. Visto che la crisi economica da sola non bastava, ad aggravare la nostra situazione ci si è messo anche il terremoto che da giorni devasta il centro nord seminando, come si suol dire, morte e distruzione.
Ebbene, nonostante tutto questo la metaforica comunione del piccolo Antonio i nostri governanti decidono comunque di festeggiarla in grande stile. Infatti si svolgerà come se niente fosse la tradizionale parata del 2 giugno per la Festa delle Repubblica. Già in tempi di crisi, penso che gli italiani ci avrebbero rinunciato volentieri. Soprattutto ora, che servono ancora più fondi per aiutare gli abitanti delle zone terremotate, la consideriamo quasi un oltraggio. Uno schiaffo alla miseria.
Speravo che i nostri governanti tecnici, al contrario dei loro predecessori non ci avrebbero fatto rimpiangere i politici della prima Repubblica. Mi sbagliavo.
Nel 1976 l’allora ministro della difesa Arnaldo Forlani annullò la parata del 2 giugno a causa del terremoto del Friuli. Preferì infatti destinare tutte le risorse disponibili (anche militari) per aiutare le popolazioni colpite dal sisma.
Mai avrei creduto di poter citare Forlani come Esempio.
Nel nostro piccolo boicottiamo la parata dei Fori Imperiali, e invitiamo i romani e gli italiani a non parteciparvi per protesta.