
da http://www.ilfattoquotidiano.it
Quando leggiamo del cantiere aperto nel giardino storico del ‘600 di Villa Spada per fare un parcheggio sotterraneo, a noi, che veniamo da anni di battaglie NO PUP, vengono subito in mente alcune domande “a prescindere”, che richiedono urgente risposta.
Innanzitutto: ma a chi è venuto in mente di mettere a rischio un palazzo di inestimabile valore per ricavare alcuni parcheggi al servizio – si presuppone – di una manciata di giudici amministrativi? Dov’è la pubblica utilità dell’opera? Non sarebbe più economico e sicuro pagare il taxi a vita ai frequentatori del palazzo?
Secondo: con quale ignoranza – o ipocrisia – si può sostenere che il giardino verrà ripristinato “tal quale” sopra il parcheggio? E le rampe di accesso, le griglie di aerazione, le scale o gli ascensori dove li mettiamo?
Terzo: poiché l’ingegneria di opere sotterranee non è una scienza esatta, e, soprattutto a Roma, e vicino al Tevere, non esiste “il rischio zero”, quali indagini preliminari sono state fatte per ridurre il rischio “cedimenti” degli edifici limitrofi, quali monitoraggi sono stati predisposti, e quali assicurazioni – possibilmente congrue – sono state accese in caso di lesioni (non vogliamo dire crolli) all’edificio pubblico?
E la domanda regina: se sono state chieste le autorizzazioni, indispensabili per un edificio vincolato come questo, chi, della Soprintendenza ai Beni Culturali, ha autorizzato un’opera simile, che per aumentare la comodità di qualche giudice e qualche funzionario, fa scempio di un palazzo e di un cortile/giardino storico, di proprietà della collettività?
Anche di qui comincia la trasparenza, la prima condizione per ricucire la fiducia che i cittadini dovrebbero avere verso le istituzioni. Altrimenti c’è solo il (giusto) sospetto che si continuino a mettere i beni (il bene) pubblici molto molto dopo gli interessi di pochi privilegiati.
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