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Sono seduta davanti accanto a lui, il pulmino è scassatissimo e ho il sedere in fiamme perché il motore è surriscaldato per lo sforzo della salita, gentilmente dietro mia richiesta, accetta comunque di riporre il malcapitato dagli aculei argentei in fondo al mezzo o non sotto alle mie gambe. Moanda è per antonomasia la citta-miniera del manganese, un paesone ricco e cresciuto molto in fretta a partire dagli anni 50 quando è iniziata l'estrazione del prezioso metallo di cui il Gabon è il secondo esportatore al mondo dopo la Russia.
Vista da lontano Moanda è pittoresca con i tetti a digradare sulla collina, chiesa e moschea svettanti in pacifico vicinato, si può mangiare una pizza magari santa oltre che buona al "Salon de Jesus Christ" e il nostro albergo sembra un cinque stelle, ci sono persino la piscina e il campo giochi per i bambini. Come sempre qui in Gabon l'ideale sarebbe limitarsi al panorama da lontano, non avvicinarsi, non guardare da vicino per non vedere l'acqua della piscina verde intenso che andrebbe giusto bene per una mandria di ippopotami, i giochi scassati, le sedie sporche e bucate e il pastore condurre dritto dritto il suo gregge di capre non su un praticello di erbetta fresca ma alla discarica in strada per fare colazione.
Il villaggio di Bakoumba, 55 chilometri da Moanda di cui una trentina di strada sterrata, a 700 metri di altezza, era una stazione intermedia di controllo e manutenzione della teleferica per il trasporto del manganese (ne parlerò più approfonditamente in seguito); quando nel 1986 la rete ferroviaria transgabonese assicura il trasporto del metallo da Moanda fino al porto di Libreville rendendo inutile la teleferica, la ditta Comilog ( filiale gabonese del gruppo minerario francese Eramet) che gestiva gli impianti propone una riconversione "ecologica" dell'area, del personale e delle installazioni per non far completamente morire il villaggio e i suoi abitanti. A partire dagli anni 90 si iniziano a tracciare aperture nella giungla e nella savana creando un parco di 14.000 ettari comprensivi di 450 ettari di laghi e fiumi e 265 chilometri di piste. Attualmente vi lavorano 62 persone più la veterinaria; l'area, suddivisa in tre moduli di giungla e savane, comprende la gestione del territorio perché le savane vanno periodicamente bruciate e difese dalla giungla che avanza, l'osservazione e il monitoraggio dei vari animali che vi vivono, bufali, antilopi, cinghiali, sitatunga (specie di gazzelle), mandrilli, scimpanzé gorilla, impala ( importati dal Sud Africa), studio per la preservazione delle specie, allevamento di pesci tilapia.
Al parco Lékédi ci vengono proposti vari itinerari, naturalmente li faremo tutti, optando in primis per una passeggiata a piedi nella giungla con vista di mandrilli, se è possibile perché dipende da dove si trova il gruppo in quel momento, come ciliegina finale. La passeggiata nella giungla è bellissima anche se corrisponde a un bagno turco permanente per il caldo umido dell'aria, la guida a un certo punto prende una grossa canna e la spezza in due: si chiama "canna ad acqua", ci disseterà tutti con la grande quantità di acqua cristallina e fresca che la canna ha accumulato nel suo interno vuoto. Questa è una delle tante risorse che la giungla offre a chi la abita e la conosce.
Di gorilla e scimpanzé si sa molto, sono studiati da lungo tempo, non altrettanto ricca, pare, la conoscenza dei mandrilli ed è per questo che al Parco della Lékédi hanno avviato il cosiddetto Progetto-Mandrillo. Hanno monitorato un centinaio di mandrilli, gli hanno piazzato una pulce elettronica sull'orecchio e due uomini seguono in permanenza, notte e giorno i vari branchi per prendere nota di ogni movimento e comportamento dei gruppi. Tutti i dati verranno poi studiati e interpretati. Scrivo gruppi al plurale perché il maschio dominante, imponente e semplicemente meraviglioso con i suoi accesi colori sul volto, non tollera nessun altro concorrente e quindi ci sono vari nuclei. Troppo emozionante questo incontro ravvicinato, le foto non mi bastavano, ho così provato per la prima volta a fare un filmino con la mia macchina fotografica e lo propongo.
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