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Pare che…

Creato il 28 febbraio 2013 da Pane & Rose

di Mimmo Gallipoli.

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Pare che l’epidemia diffusasi sul territorio acrese in maniera rapida e incontrollata, alla quale avevamo dedicato un ampio servizio sul precedente numero cartaceo di Pane & Rose, abbia oltrepassato i confini del territorio comunale contagiando buona parte della popolazione nazionale. Col nostro articolo abbiamo interpretato, seppur in maniera satirica ma con largo anticipo, il disagio, il malcontento e la rabbia che si diffondevano a macchia d’olio fra la cittadinanza, confluiti poi nel voto di protesta verso una classe politica corrotta ed incapace.
Ho votato con il cuore per il movimento Cinquestelle, anche perché l’alternativa era quella di turarsi il naso ancora una volta. Con Rosy Bindi paracadutata in Calabria, il povero Gargamella il mio voto non lo avrebbe avuto, così come non ha avuto quello di tanti altri miei concittadini, e poi tutti gli altri a seguire, come Stefania Covello, figlia del senatore omonimo e neo-eletta nelle file del PD. Basta con queste dinastie, ci siamo rotti le palle.
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Ho votato Cinquestelle senza conoscere il programma, poco mi importava, e così avranno fatto tanti altri elettori del movimento. Di certo non l’ho votato per i comizi di Grillo nelle piazze, che pure dice tante cose giuste e condivisibili, ma spara anche un sacco di cazzate. L’ho votato per quelle poche cose che ho captato qua e là nei brevissimi filmati trasmessi dai Tg e rubati nelle piazze alle quali Grillo impediva l’accesso alla stampa e alla televisione (grande furbata).
Sono cose molto semplici, direi elementari, a grandi linee: nessuno che abbia militato in un qualche partito politico sarebbe entrato nel movimento; tagli ai costi della politica, basta col finanziamento pubblico ai partiti, basta con i finanziamenti ai giornali, drastica diminuzione dello stipendio ai politici, abolizione del vitalizio, abolizione dell’immunità parlamentare…
Come programma mi è bastato, anche perché quando l’Italia era a rischio default e il signor Rigor Montis s’insediò chiedendo un grande sacrificio agli italiani e realizzando la riforma delle pensioni in soli cinque giorni, quando si toccarono gli argomenti sopra esposti, disse che si sarebbe fatto nella prossima legislatura adducendo motivazioni riguardo ai tempi molto lunghi per realizzarle.
L’introduzione dell’IMU, l’aumento dell’iva al 21% e soprattutto l’aumento del prezzo dei carburanti per le accise sempre più alte, insieme a tutti gli altri provvedimenti penalizzanti nei confronti dei cittadini, altro non hanno fatto che accrescere in noi tutti un sentimento di rancore profondo nei confronti di questa classe politica. Non abbiamo dimenticato che il governo Monti è stato sostenuto dai due principali schieramenti, il PD e il PDL.
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E così il rancore, la rabbia, l’astio sono cresciuti, alimentati giorno dopo giorno dai piccoli episodi della quotidianità, come la fila al distributore d’estate, alle due del pomeriggio, con un caldo della madonna, per usufruire dello sconto settimanale sul gasolio e sulla benzina, dapprima con la macchina e poi di nuovo in fila con la tanica. E mentre noi eravamo in fila il governatore celeste, Formigoni, pasteggiava a sushi e sorseggiava vino da mille euro a bottiglia in un ristorante chic di Milano.
“Questo successo del movimento Cinquestelle è una vera sorpresa! Non ce l’aspettavamo proprio”
Caramba che sorpresa!
E la rabbia aumenta e le budella si torcono quando tu non entri in un bar perché è meglio che i soldi del caffè te li risparmi e poi vedi il senatore che al bar ci sta dalla mattina alla sera, e pensi che le accise che hanno portato il gasolio ad un euro e settanta servono anche per pagare il suo stipendio ed il suo vitalizio.
Questa rabbia, cresciuta e alimentata da decenni di soprusi e sopportazioni ha finalmente trovato una valvola di sfogo. Ora l’Italia è ingovernabile, scrivono i giornali, ma quando mai lo è stata?
Ha forse governato Berlusconi in questi ultimi vent’anni? Più che altro si è fatto i cazzi suoi con le leggi ad personam.
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Ha forse governato la sinistra che quando ha avuto la possibilità non ha fatto quelle riforme basilari e indispensabili per impedire a Berlusconi di continuare a nuocere al paese, come, ad esempio, la mancata riforma elettorale? Ora Bersani chiede a Grillo di assumersi le proprie responsabilità, quando la responsabilità più grossa ce l’hanno proprio loro, ma col porcellum sono rimasti fregati.
Ha forse governato Monti, il professore bocconiano, capace di risanare il debito pubblico istituendo nuove tasse e nuovi balzelli? Sarei stato capace anch’io di fare lo stesso ma avrei avuto il buon gusto di farmi da parte a fine legislatura aspirando al massimo alla poltrona del Quirinale. Ora s’attacca!
Gli italiani hanno votato per un comico, scrive la stampa estera meravigliata.
Mi pare però che Bersani non stia affatto ridendo, e neanche Monti, e ne Fini e ne Casini, ne Di Pietro, e manco Berlusconi ride tanto. Anzi, non ride più nessuno di Grillo.
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Il povero Bersani pensava a smacchiare il giaguaro in casa d’altri, mentre aveva un gattopardo in casa sua; reo di non aver saputo interpretare il disagio di quella consistente parte dell’elettorato che se ci fosse stato Renzi forse non sarebbe passata tutta dall’altra parte della barricata. (La notte del PD e il dilemma Grillo)
Ora la situazione si è delineata: Grillo non può e non vuole accordarsi col PD, tradirebbe una buona parte dei suoi sostenitori. Così facendo costringe PD e PDL per forza di cose a trovare un’intesa (ma D’Alema lo esclude categoricamente) In questo modo un’altra buona fetta di elettori del PD delusi, passerebbero a Cinquestelle, rafforzando ulteriormente il Movimento. Grillo, però deve stare attento a non tirare troppo la corda, pare ci sia una petizione a firma di Viola Tesi in cui si chiede un atto di responsabilità all’ispiratore del Movimento. Mostrarsi troppo radicali però potrebbe risultare controproducente. Personalmente penso che chi sta portando avanti questa proposta non ha capito una mazza oppure, come è più probabile, tende a minare le basi del Movimento stesso.

Sinceramente mi chiedo come mai chi è favorevole ad un’alleanza col PD non ha votato per il PD direttamente? Siamo in una situazione di stallo, è vero, ma la funzione del Movimento è proprio questa: costringere i partiti ad affrontare una nuova realtà, un nuovo modo di concepire la politica, finalmente forse nell’interesse dei cittadini e non più di una ristretta oligarchia. Allearsi o sostenere il PD significherebbe inevitabilmente la fine del Movimento stesso.
E il PD che cosa dovrà fare  per salvarsi? Dare un segnale forte, come la rottamazione della vecchia classe dirigente, i tagli ai costi della politica, riduzione del numero dei parlamentari… il programma di Grillo insomma!

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Il PDL invece rimarrà stabile, la sua fetta di elettori l’avrà sempre, se non altro per i voti della criminalità organizzata e per quelli degli allocchi. Allocchi sì, perché non possono definirsi diversamente coloro che speravano in un rimborso dell’IMU sulla prima casa, poche centinaia di euro, per chi le ha pagate, poca roba in confronto a quanto stiamo pagando di più ogni anno grazie allo spropositato aumento del costo dei carburanti dovuto esclusivamente alle accise.
E nel frattempo ad Acri a maggio ci saranno le elezioni per eleggere il nuovo sindaco. Nonostante il Movimento Cinquestelle sia risultato al primo posto anche nella nostra cittadina, i dirigenti dei partiti locali antagonisti, confidano ancora nel prevalere della capacità riproduttiva su quella intellettiva. In parole povere un candidato che ha un grande parentato ha la certezza di essere eletto.
Bisognerà aspettare l’evolversi della situazione nazionale e confidare sulla capacità della sezione locale del Movimento di esprimere una lista credibile da proporre all’elettorato acrese.
Di contro l’UDC ha pagato duramente il salto di qualità fatto da Trematerra che ha preferito sedere al Parlamento Europeo abbandonando la carica di primo cittadino. Gli acresi hanno interpretato questo gesto come un vero e proprio tradimento e lo hanno dimostrato chiaramente. Il risultato ottenuto durante questa consultazione elettorale è destinato ancora a scendere, se consideriamo che non avranno più il nome di Monti sul simbolo della loro futura coalizione.
Certo è invece che i dirigenti del PD locale dovranno rivedere alla luce dei risultati nazionali l’esito delle primarie acresi. Non vorranno, si spera, smacchiare anche loro giaguari in casa d’altri? Dalle ultime notizie giunte in redazione, pare che siano indelebili…



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