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Parigi firma contratti fiduciari di occupazione di immobili e Beijing gli concede interi quartieri . “Qui l’arte fa New Business” Milano impiega le forze dell’ordine per sfollarli….. “Qui l’arte è ancora lotta” Cremona apre ancora musei e gallerie… “Qu...

Creato il 07 ottobre 2012 da Cremonademocratica @paolozignani

 

Sono artisti indipendenti quelli che cercano spazi alternativi per lavorare e per esporre, sono quelli che non ne vogliono più sentir parlare di musei appendi quadro e di gallerie d’affari per investitori.

Nel panorama internazionale sono molte le città che hanno accolto le loro richieste intuendo che il valore aggiunto di questo modo di intendere l’arte sarebbe stato un vettore con alte potenzialità economiche sotto molti punti di vista.

E’ il caso di Parigi, di Beijing, ma non ancora di Milano, figuriamoci poi di Cremona!! Si dirà che non si può competere con grandi città. Ma persino Lucca ha un museo d’arte contemporanea. Inoltre un quartiere latino, dallo spirito bohèmien, in una piccola città potrebbe dare una caratteristica unica rispetto ad altre città delle stesse dimensioni. Abbiamo esposto un’iniziativa di Como che non ha pari in Lombardia. A Cremona si insiste in modo catatonico sulla liuteria, attività assai elitaria. I liutai, spesso stranieri, restano chiusi nelle loro botteghe dove la gente che non suona il violino o non coltiva una passione particolare non entra. La liuteria è un mondo a parte: è a Cremona ma non si sente, non partecipa alla vita pubblica. Ed è l’unica carta che il Comune vuole giocare. Certe cose non si capiscono. Un’idea nuova lanciata trent’anni fa da una giunta craxista (non diciamo di sinistra se no ci fucilano) oggi darebbe valore aggiunto alla città. Ma i craxisti se ne fregavano altamente di Cremona. La speranza che il Pd con alleati popolari (non l’Udc ottocentesca) dica e faccia qualcosa di nuovo.

 

Parigi La Chapelle Stalingrad

 

A Parigi Bertrand Delanoè, lungimirante sindaco socialista, dal 2001 ad oggi ha varato nuove politiche urbane progressiste per dare, da subito, spazi a tutti gli artisti indipendenti, riuniti in collettivi, garantendo una sede dignitosa dove poter lavorare ed offrendo loro l’occasione di fare cultura in tutti quei quartieri disagiati della città che non brillano di attività del genere.

Molti spazi in disuso, grazie al fermento di questi artisti con le loro iniziative e le loro creazioni,  subiranno una riqualificazione urbana attraverso la partecipazione e l’integrazione dei residenti di quartiere, dando vita ad una rinascita sociale in zone depresse ed emarginate..

La Chapelle Stalingrad, un quartiere dimenticato dalle Istituzioni locali, dal 2001 si trasforma in un grande palcoscenico urbano di cultura, con eventi artistici di ogni genere, affiancati da politiche locali rivolte alla promozione di flusso turistico, richiamando nuove comunità di residenti ed, ovviamente, di investitori. Politiche di marketing e di city branding vincenti, che hanno saputo convincere i proprietari di immobili in disuso, privati e pubblici, a concederne l’utilizzo a comunità di artisti, associazioni, gruppi di giovani apprendisti evitando deterioramento ed occupazioni abusive. Nel 2006 il Comune di Parigi firma il primo contratto fiduciario legale per l’occupazione temporanea di un immobile da parte di un collettivo di artisti, e ad oggi ne sono seguiti altri 17. Gli artisti devono occuparsi della manutenzione dei luoghi e devono svolgere attività no profit supervisionate dal Comune che ne valuterà i risultati e l’appeal sulle comunità dei residenti di quartiere. I gruppi più meritevoli potranno firmare un vero e proprio contratto a termine con una locazione irrisoria.

 

Beijing Il distretto 798

Il distretto 798 è situato nella zona di Dashanzi, nel distretto Chaoyang, a nord est di Pechino. Questo grande spazio una volta era un’area adibita per le industrie, poi dopo le riforme di Deng Xiao Ping, questa zona industriale si è svuotata le attività si sono trasferite, lasciando la desolazione più totale.

Nel 2002, è iniziato uno straordinario processo di risveglio e di rivalutazione urbano grazie all’insediamento di artisti appartenenti all’avanguardia cinese e successivamente di creativi provenienti da ogni parte del mondo.

Gli edifici industriali del passato costruiti con l’aiuto dell’URSS e progettati dalla DDR riflettono lo stampo architettonico comunista che accoglie con grande funzionalità le opere contemporanea senza soccombere alla modernità.

798 sono i numeri che identificano universalmente un movimento artistico indipendente, svincolato dalle convenzioni, un’avanguardia con obiettivi alternativi che ha trasformato un deserto in un oasi vivace piena di luce e colori.

Per quelli della mia generazione sembra di camminare lungo la Rive-gauche o a Greenwich Village ma respirando la trasgressione di Montmartre ai tempi del Moulin Rouge e di Pigalle. Il distretto impressiona i visitatori per questo continuo richiamo fra passato e presente, fra contemporaneità e modernariato in uno scenario armonioso ma estremo al tempo stesso. Qui l’arte è viva e reale e si respira in ogni angolo di strada.

La maggior parte degli immobili sono affittati; una nuova realtà è sorta dalle macerie, da questi edifici inutilizzati è nata una zona trendy internazionale. 798 è un punto fermo per gallerie d’arte di tutto il mondo, critici d’arte, collezionisti, centri e studi di arte contemporanea, pubblicitari, società di progettazione e negozi di moda costosi, confortevoli caffetterie e bar.

798 è diventata la più grande area delle arti in Cina e si è guadagnata una grande fama internazionale in soli due anni.

Oggi 798 per molti artisti è un luogo troppo snob, caotico e troppo costoso, così si sono trasferiti a Songzhuan, un nuovo quartiere a 30 km da piazza Tien’ an men. Anche li si sta lavorando per recuperare vecchie costruzioni fatiscenti, ma questo è il ritmo della Cina che ha compiuto un altro miracolo !

 

Cremona città d’arte internazionale??

 

Palazzi, Caserme, ex Macelli, immobili in disuso ne abbiamo dovunque ma nessuno viene destinato ad attività artistiche indipendenti, cioè senza che la mano santa delle Istituzioni controlli e decida come e dove fare eventi per poi prendersene i meriti. Oppure decida con chi collaborare e con chi non collaborare senza badare al merito.

Le case histories precedenti hanno solo voluto sottolineare la volontà da parte delle Istituzioni di rispondere alle esigenze di un mondo creativo in totale fermento che pretende un luogo dove poter lavorare ed esporre il frutto delle proprie emozioni liberamente, ed un laboratorio dove imparare tecniche nuove ed l’uso di molti materiali complessi da plasmare, materie che non vengono trattate nelle accademie.

Le residenze d’artista esistono, gli spazietti convenzionali anche, ma non è questo che i giovani intendono per compiere il loro percorso di lavoro, non servono le gallerie servono laboratori collettivi!

Gli esempi precedenti hanno dimostrato quanto la diffusione di movimenti culturali sia stata fondamentale per la rivalutazione di zone depresse urbane, segno evidente che gli artisti bohemiens premiano ancora  e fanno new business. Significa che la nascita di  una nuova Brera è ancora possibile anche da noi? Che allegria se a Cremona nascesse un Quartier Latin, una cittadella dell’arte!!

Quanti giovani verrebbero a portare idee nuove a Cremona e quanti investitori curiosi verrebbero da lontano a visitare una città d’arte a 360°!

No, in provincia è meglio non rischiare ma pensare, invece, a creare sistemi museali, diffusi e non, ai violini, alla liuteria e al suo mondo, nonostante il numero degli artisti sia superiore a quello dei liutai, per cui si investe molto, ma nemmeno loro sono soddisfatti delle politiche adottate.

Vogliamo impegnarci tutti a costruire una politica economica seria che si rivolga ad investitori interessanti ad un territorio vivace che fa nascere new business come nei casi citati?

Vogliamo far lavorare i nostri ragazzi o vogliamo buttare via le loro carriere ed il loro futuro perché le istituzioni dicono: No, grazie, non ci interessa!

Le gallerie sono interessanti ma a cosa servono se non a vendere quadri? I galleristi lo fanno di mestiere ed investono risorse, loro non fanno cultura non è questo l’obiettivo!

Continuiamo, tristemente, a ripercorrere i vecchi schemi, i soliti interessi, i soliti clichè, i soliti grandi nomi, i soliti consulenti, i soliti progetti che non lasciano nulla di buono alla città e peggio, nulla di buono alle nuove generazioni.

I Macao a Milano fanno le 5 giornate…..a Cremona manca anche il coraggio di parlare!

 

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