La morte di Clément Méric, nemmeno di 18 anni, varrà a capire il pericolo dell’estrema destra o si continuerà a considerare tutti uguali e soprattutto a sottovalutare la violenza nella politica? Quanto sangue deve ancora scorrere per fare qualcosa di più serio che scrivere una legge o due e lasciarle nel cassetto? In che condizioni sono lasciati alcuni giovani per arrivare a quel punto?
L’estremismo come tale non può essere demonizzato. Discriminare una persone per le idee politiche, sempre che non si tratti di fascismo o nazismo, non è giustificato.
Ma quei gruppi sono di estrema destra, bensì criminali e nulla più.
Clément Méric, dopo una lite fra un gruppo di estrema sinistra e alcuni neonazisti, è sceso in strada, a Parigi, in una zona frequentata fra testimoni e videocamere. Clément, ancora prima di potersi muovere, ha subito un pugno talmente forte da andare k.o., battere la destra e morire.
Marine Le Pen sostiene che il suo partito non ha nulla a che vedere con quei gruppi. Nemmeno si sa a che gruppo appartenga l’assassino.
I testimoni hanno riferito alla polizia. La tragedia ha un responsabile e tuttavia chiama in causa la politica dei bilanci e delle caotiche intese, del liberismo e della disoccupazione a interessarsi di questo pianeta e di questa società e un po’ meno di parametri di bilancio.
Curiosa, nella cronaca di Le Monde, la situazione in cui si sono incontrati rossi e neri, per così dire. Era una vendita privata, in un appartamento, di indumenti di una marca che piace a estremisti di sinistra e di destra.
Notevole che l’estremismo politico, di destra o sinistra, sia un target commerciale che permette di fare affari. Le Monde sorvola, pubblica una cronaca pura e chiara, io sintetizzo, e questo cinismo del solito marketing non ha giovato a nessuno.